la poesia è nei dettagli più minuti.
qualcosa di più esplicito.
la poesia è nella chiarezza universale.
qualcosa di più o meno esplicito.
qualcosa di più. qualcosa di più, di più di più dipiù
di meno, di meno - di meno.
meno di meno.
aaaaaaaaaaah
e intanto io vedo un vecchio che cammina rasente un muro nero nero,
i polpastrelli al posto degli occhi ciechi, un sacco di tela pesante sulla spalla sinistra,
pieno di tutti gli anni di tutta la vita
che non gli servirà più a nulla ma lui se la porta dietro comunque. che non si sa mai che magari oggi...
la saggezza del vecchio cieco è espilcita è scritta in grande nel suo avanzare sincopato e inarrestabile
il vecchio è come il tempo e i suoi passi sono secondi
(troppo esplicito?)
sono secondi lenti e faticosi,
ognuno deve stacc-aaaaaa!-rsi dall'altro;
tante piccole violenze alla potenziale unità del tutto
tanti salti mortali da un anello all'altro della catena del prima e del poi
- dal prima al poi -
prima o poi, uno pensa, il vecchio cade per terra
e il suo enorme sacco si apre e i giorni passati rotolano dappertutto e noi possiamo vedere i suoi ricordi e lui no e noi diciamo
che è partito che gli è venuto l'alzheimer.
e invece no.
io vedo il vecchio che avanza e sento il rumore dei secondi che stacca.
aaaa...aaaa...aaaa...aaaa...
è ruvido il muro, vecchio?
no. è solo scritto.
e cosa c'è scritto, vecchio?
che niente di mortale lascia mai il segno.
è una bella scoperta, vecchio.
non è una scoperta, è quello che c'è scritto.
e tu, tu lo lasci, il segno?
certo. non lo senti il rumore delle mia dita sul muro, non lo senti il rumore dei miei pa...
sì vecchio, lo sento il rumore dei tuoi secondi.
-silenzio. il vecchio si è fermato.-
perché ti sei fermato?
sono stanco. e ho la vista annebbiata.
ma tu sei cieco, vecchio.
-silenzio. il vecchio ride, piano.-
(troppo poco esplicito?)
a chi stai portando quel sacco, vecchio?
a nessuno.
ma te lo trascini in giro così, senza...
lo stavo portando a te, ragazza. ma ho cambiato idea.
- quando mi interrompe, il vecchio non sembra affatto vecchio, ha una nettezza poco umana -
e perché? cosa c'è dentro?
i tuoi giorni futuri.
menti, vecchio. quel sacco è pieno dei tuoi giorni passati.
- il vecchio appoggia il sacco per terra, vicino al muro nero nero dove stanno scrtte solo per lui le belle scoperte. Lo fa con un grande sospiro di sollievo, come se fosse la prima volta che si libera di quel peso. Per un po' sta piegato, le mani appoggiate sulle ginocchia, la bocca spalancata a cercare aria. (Allora non è immortale!) Ha lo sguardo immobile. (Allora è immortale! Ma sarà cieco?) Io lo guardo immobile. (Allora sono morta! Ma sarò cieca?) Il vecchio si rialza, piano piano, e comincia a cantare-
quel piccolo piccolo bicchiere
che giglioletta aveva in mano
stanotte l'ha fatto cadere
un tipo davvero strano,
gli han detto i cocci sono tuoi,
lui ha risposto siete voi
che siete rotti e non sapete
nemmeno se chiamare il prete.
ma sai che sei un tipo strano,
e forse anche un po' villano, oh
grazie miei signori belli,
andrò ad aggiustare ombrelli.
gli ombrelli che poi voi usate
quando la pioggia vi importuna, oh,
voi non avete più la luna
nelle vostre sere apparecchiate,
chissà che cosa vi hanno detto
del vostro abicì perfetto, oh,
voi non sapete più parole
nelle vostre animelle sole,
così lo strano fattucchiere
che aveva rotto il bicchiere
ruppe anche il gioco dei signori,
la legge del tu paghi o muori,
così il vandalo imbroglione
che certo era un fannullone
disse a tutta la città
la più tremenda verità.
(troppo poco esplicito?)