sussurrava Merope ad Orione distratto.
Perché Orione guardava in alto
e non si girava,
Orione sognava
di essere una quercia,
e non si girava.
Quando poi si girò
vide
che la notte era venuta e gli aveva preso gli occhi,
Merope rideva, lo chiamava,
ma Orione guardava il bianco
sposo della notte
che portava al dito il suo occhio sinistro,
Orione lo guardava
e non si girò più.
Finché in quel bianco un punto nero
luminoso
cominciò a muoversi,
era l'occhio destro di Orione, distratto,
rotolato per sbaglio in una tasca
dell'abito vecchio
della notte.
Orione lo vide, lo chiamò
Artemide,
Artemide gli rispose,
Orione la riconobbe e ne fu tanto felice
che cadde. Orione distratto.
Una notte verrò e ti consolerò gli occhi,
cantava Artemide ad Orione distratto.
Perché Orione cadeva in alto
e non si girava,
Orione sognava
di essere uno sposo
-chiamava Artemide "mio occhio destro,
mio unico occhio"-
e non si girava.
Quando poi si girò
vide
che Artemide era venuta per consolargli gli occhi,
Artemide piangeva, lo chiamava,
ma Orione guardava il bianco
scorpione della notte,
che volava come freccia scagliata sul mare,
e l'arco era quello di Artemide,
Artemide piangeva -
il bianco
scorpione della notte trafiggeva -
Orione distratto
guardava il bianco -
scorpione della notte
e non si girava-
Orione guardava
Orione distrutto,
cadeva verso l'alto
e non si girava,
Orione sognava
di essere una stella
e allacciava in silenzio
il suo destino
-bianco-
come una cintura.
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