eh sì
semprequì
va gamentepsì chedelicà
e comunque no non ho studiato molto oggi,
non ostante la cortesia delle mie
perifrastiche passive veloci.
il quattro è lì che si aspetta che chi l'ha scritto se lo legga, pure.
pure. quante pretese ste tesi d'oggi.
e poi ci ho daffare,
ci ho dappensare, io.
penso agli sbalzi di nomi,
alla pasta con i capperi e le alici,
alla coperta gialla,
al gatto dietro la scrivania,
alla tossi-città,
alla cantina,
agli acquedotti,
al silenzio sacro,
a gràmmata,
ai traghetti,
ai monologhi,
ai fallimenti.
Però soprattutto penso alla coniugazione odiativa propria.
odio odis odi odiatum
odiare i paradigmi, voglio tornare
ad odiare i paradigmi
all'inizio della quinta ginnasio.
a settembre della quinta ginnasio,
primi di ottobre uno
due tre quattro cinque sei sette otto nove dieci undici dodici tredici quattordici quindici sedici
diciassette
diciotto
dician
no.
vedo le stelle da qui, le vedi anche tu da lì?
no, scherzavo, vedo solo i tasti neri della tastiera nera da qui,
li vedi anche tu da lì?
vedi anche da lì?
(vedi anche dalì?
salutamelo.
salute.
grazie.
io non la saluto.
non si preoccupi signora, mi saluto da me.
mi saluto benissimo da me.)
e comunque no poi il cancello del cimitero non si è chiuso,
cioè sì, si è chiuso gneeeeeeeeeek,
ma c'era un bel pulsante giallo giallo
e l'ho schiacciato forte e non è successo niente
e ho pensato bè va bè il prato non manca,
ma poi dopo che l'ho pensato si è riaperto
ri-gneeeeeeeeeeek,
e sono uscita.
ma se era così facile, dico io, se era così facile
tu cosa stai aspettando da 2757 giorni?
tu hai trovato una bella scusa per restartene nel prato, dico io.
e comunque no non so cosa succederà dopo.
(do è perfettamente simmetrico a po
se usi il carattere giusto,
e do po aver scoperto questo ciò
devo dire che son soddisfaziò.)
e così via come in un incubo
come in un incupo in cui le cose si mangiano
una cosa dopo l'altra
una cosa sopra l'altra
una cosa copre l'altra
una cosa scava l'altra
una cosa dimentica l'altra,
ma adesso mi sveglio e non è più domenica.
mi sveglio.
impugno un pennello e mi trucco un po'.
nascondo le cicatrici per far svanire il...
mi riscuoto.
ma perché ho lasciato le chiavi sul tavolo?
ecco che creo un'altra favola.
no,
io volevo-
impugna un pennello e e truccati un po'!
-io volevo-
nascondi le cicatrici per far svanire il...riscuotiti!
-io volevo-
ma perché hai lasciato le chiavi sul tavolo?
-io volevo-
io non credo che tu abbia fede
nel mio suicidio moralista,
io piango
quando gli angeli meritano di morire.
padre, padre, padre, padre
papà io metto la mia anima nelle tue mani,
padre mio, nelle tue mani,
perché mi hai abbandonato?
abbandonato nei tuoi occhi
abbandonato nei tuoi pensieri,
abbandonato nel tuo cuore,
oh
abbi fede nel mio suicidio moralista,
io piango
quando gli angeli meritano
di morire.
ucronista

- iskariel
- Paris, France
- Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...
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