ucronista

La mia foto
Paris, France
Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

domenica 27 dicembre 2009

fedeli alla terra...vi prego.

ogni tanto
apollinaire e l'amico charles
sono troppo suadenti nei loro ghigni da fantasmi incalliti.

allora li seguo e non mi importa se a muovermi
sia l'anima del vino o quella di un qualsiasi altro Passante,
io passo, io passo, io passo...

Passo.
No, non questo turno per favore.
Non oggi, non stanotte.
Non so più giocare.
Che cosa si fa quando non si sa più giocare?
Quando la lingua che si parla è sempre sbagliata,
quando si è sempre (sempre)
l'altro di un'altro di un'altro (di un'altro)...
Faticoso. Troppo. E senza speranza.
Disperato.

ogni tanto
vorrei essere solo il corpo di un essere umano.
riuscite ad immaginare qualcosa di più libero?
povero povero corpo il mio,
trascinato per vie che non riconosce,
costretto in etichette che lo disgustano...
Se ora lasciassi libere le mie dita
di certo, poverette,
non scriverebbero, ma
(spaccherebbero straccierebbero strapperebbero
graffierebbero violerebbero assassinerebbero spiaccicherebbero
picchierebbero strangolerebbero distruggerebbero )

scucirebbero l'intera trama
l'intera dannata trama
l'intera schifosa trama
l'intera (eterna indifferente maledetta boriosa saccente universale puzzolente vomitevole fottutissima untuosa ingannevole merdosa inamovibile)
trama
del cosiddetto Velo della cosiddetta Maya...

Filo dopo filo le mie dita disferebbero tutta l'intelaiatura,
avrei pazienza e tenacia,
costanza come per nient'altro nella vita...
Liberare la vita dalla sua zavorra!

DECOSTRUIRE
(sì, mio amato fritz, filosofare col martello!)
pazientemente le sovrastrutture umane! TROPPO POCO UMANE!!!

stronzate come
dio, il potere, il denaro, la disuguaglianza,
la società, le gerarchie, i padroni e gli schiavi,
i mariti e le mogli, le madri e i figli,
sì, ecco spezzato questo filo! ecco sciolto questo nodo!
una catena dopo l'altra, libererei gli uomini e le donne!
uomini e donne, fratelli, compagni di cammino,
un cammino incerto infausto difficile e pericoloso,
MA UN CAMMINO NOSTRO, FRATELLI MIEI!
NOSTRO! MODELLATO DALLE NOSTRE AZIONI,
DALLE NOSTRE IDEE, DAL NOSTRO SANGUE,
CHE NON E' FATTO PER ESSERE VERSATO,
MA PER FARCI INEBRIARE GLI UNI DEGLI ALTRI,
COME TANTE ESSENZE ERRANTI
CHE PER CASO SI INCONTRANO
E PER SCELTA RESTANO O RIPARTONO,
FRATELLI MIEI,
NOSTRO!

La Terra, fratelli miei...
oh, vi prego, aiutatemi a disfare la tela,
a sciogliere l'inganno che ci fa vivere sincopati, vite a singhiozzo, vite da piangerne per quanto sono misere
e piccole, chiuse, chiuse dalle mura delle case, così strette e destinate
a non uscire mai da sè...così destinate a morire e imputridire sole, in vita!!!
Fratelli! Non morite in vita, non imputridite, voi siete corpi pulsanti! LIEB!

LA TERRA, UOMINI, DONNE, LA TERRA!

...vi prego...

...vi prego...

...tradite il resto...

...restate fedeli alla terra...alla terra fratelli....

...tradite il resto...disfate Maya...via il velo...

...via il velo che sa di cadavere e di incenso...

...via...

vi prego.
restate fedeli alla terra.

sabato 31 ottobre 2009

Più rosso

Ora le foglie si illuminano di una morte da eroi.
Ammiro ogni loro movenza nella danza che le atterra.
I colori, l'autunno,
è qui che si pensa più rosso.

Però io penso alla neve, forse
perchè anche lei cadeva,
e forse perchè mentre cadeva
la credevo un sogno fragile,
e non mi sbagliavo.
Te la ricordi?
Sembrava non esistere nient'altro.

Sono partita come un soldato eterno,
ma non ho dimenticato gli aironi.

(Mi dispiace.)





venerdì 16 ottobre 2009

i'm no-thing, i'm just ticking a-way.

il tempo ticchetta via e qualcosa non c'è più.

oggi mi sono alzata.


se solo potessi fermarmi.

ti prego.

oggi mi sono alzata e non mi ero davvero alzata ma era un sogno.


per favore, per favore.


allora me ne sono resa conto, e poi mi sono alzata davvero solo che
non mi ero davvero alzata ma era un incubo.

ascoltami, cristo, non così veloce, non così.


a questo punto ho rinunciato ad alzarmi
e ho cominciato ad abbassarmi tra le righe di un impossibile addio.

ma mi vuoi ascoltare? per favore! per pietà! non così!


e mi abbassavo e mi abbassavo e le rotaie non finivano mai,
il TGV sapeva che parigi era lontana.

non da quella parte! so dove vuoi arrivare! maledetto! fermati! lasciami! fammi scendere!


parigi era lontana ma le tue mani erano calde e i tuoi occhi come un lunghissimo non temere,
non temere, stavolta non ci fermiamo, ora si può finalmente tornare,

basta! basta! torna indietro! oddio ti prego basta basta basta basta-


nel marais c'è una mansarda, piena dei nostri libri, te li ricordi?
lì ci aspetta l'autunno passato, lì ci aspetta il tempo perduto,

è perduto! hai perduto tutto! tempo bastardo, mi hai perduta!


e niente potrà mai più strapparti dal mio abbraccio,
dal nostro pain au chocolat,
dal nostro tè bollente
dal nostro me
dal nostro noi. fidati. andiamo a casa.

no! in cenere...no, nemmeno. neanche uno scheletro, me ne lasci. neanche un passaggio.

no, nemmeno. nemmeno una cicatrice. niente.
no, nemmeno. un sogno.

ti ho guardato smarrita. nello sguardo balbettavo. ma...questo treno?
va davvero a parigi? noi...andiamo? torniamo?
siamo veri? siamo un sogno?

no.

domenica 6 settembre 2009

R. W. Emerson e qualche lacrima

Emerson è una strana fine d'estate, uno strano inizio d'autunno.

...It leaves me in the splendid labyrinth of my perceptions, to wander without end...

Sai, Ralph Waldo, riguardo alla Natura, hai ragione.
Sono capitata in un viaggio. E una sera mi sono fatta collina. E ho cercato.
Ho disperatamente cercato un approdo
nel canto estenuante delle stelle, il loro canto da grilli, ma
ho pianto perche loro erano troppo in basso e io troppo attratta dal soffitto d'erba,
incollata, come una mosca alla tela di un ragno,
non potevo precipitare...

Ci ho provato. Ma non si può.

E non so più dire se io abbia pianto di gioia,
sopraffatta da un mistico panteismo,
dall'intuizione istantanea della connessione del Tutto,
o se piuttosto quell'istante
mi abbia bagnata di irrimediabile distanza da quel Tutto,
e solitudine.

Un unico pensiero era formulabile:

questa terra che mi abbraccia,
queste sue figlie formiche che mi calpestano,
questa voce profonda e immensa e spaventosa
di questa eterna notte ferita,
lacerata, bucata all'infinito da piccole testarde luci,
piccoli ostinati occhi indecifrabili,

e io qui (come un accidente),
irrimediabilmente sola
sotto questo sguardo insostenibile,
dilaniata da tanta spietata armonia cosmica...

...Ecco. Quest'estrema umiliazione,
questo smisurato orgoglio,
il mio ego disintegrato,
un atomo ogni filo d'erba,
un pezzo d'anima ogni tre stelle,
questa morte,
questa nascita.

Ecco. Ora so che è valsa,
la pena del cammino.
Il non senso, l'assurdo
della mia ridicola vita.
Ecco. Trovano casa.
Trovo Qualcosa.
Ecco. Ho avuto motivo
di esistere.

Hai presente, Ralph Waldo, quei momenti in cui
piangi ridi e sai
che se morissi proprio ora
almeno
moriresti vivendo?

mercoledì 29 luglio 2009

Giulietta Livingston

"Come quando per caso tutto nasce
ti giri e tutto nasce
un istante fulminato negli occhi
e

Giulietta precipita in volo,
precipita e vola
oltre il giardino di plastica
senza bene nè male,
oltre il giardino programmato,

Giulietta deraglia e abbandona i binari,
corre scalza verso il suo destino,
e i piedi sanguinano
mentre lei danza e ride:
Giulietta assoluta
insegue il demone
che squarcia la notte.

Gabbiano solo,
Giulietta Livingstone,
come quando
ti giri e il tuo passato ti rinnega,
Giulietta incomprensibile
seppellisce l'infanzia,
per lei ha più calore
la morte her-only-friend.

Come quando per caso
come quando per perfidia
tutto viene risucchiato,
ogni colore inghiottito
dal buco nero dell'odio
- Macchina Infernale-,

Giulietta tradita
Giulietta spezzata
Giulietta beffata...

Gabbiano solo,
Giulietta Livingstone,
si aggrappa al cadavere
del suo de
mone."

mercoledì 1 luglio 2009

23/24 giugno 2009

Funerale dolce
quello dei nostri personaggi scalcinati,
che del marcio del mondo hanno preso in prestito
la muffa più sublime...
Funerale di un momento
per chi muore in un buio,
per chi fa testamento
quando l'ultimo faro violenta
il suo mistero effimero.
Dolci fantasmi di carne e sudore,
nutriti dai nostri respiri,
germogliati da un buco nero
nel nostro sentire,
voi siete migliori di noi.
E' per questo
che siete evaporati in un applauso.
Storte strane essenze figlie di allucinazioni,
voi siete migliori di noi,
è per questo che non morirete
quando noi moriremo,
è per questo che ci dimenticherete
quando vi ricorderemo.
Ragazzina perduta,
tu sei migliore di me.
E' per questo che al tuo funerale
ero io a piangere e tu
a danzare.

domenica 26 aprile 2009

Le Straordinarie Avventure di Pentothal

"IN LUI CI DEV'ESSERE QUALCOSA CHE NON VA
PERCHE' NON AGIREBBE COME FA
SE COSI' NON FOSSE
QUINDI AGISCE COME FA
PERCHE' IN LUI C'E' QUALCOSA CHE NON VA

NON CREDE CHE IN LUI CI SIA QUALCOSA CHE NON VA
PERCHE'
IN LUI UNA DELLE COSE CHE NON VA
E' IL FATTO CHE NON CREDA CHE IN LUI CI SIA
QUALCOSA CHE NON VA
QUINDI

DOBBIAMO AIUTARLO A RENDERSENE CONTO
IL FATTO CHE NON CREDA CHE IN LUI
CI SIA QUALCOSA CHE NON VA
E' IN LUI UNA DELLE COSE
CHE NON VA

IN LUI C'E' QUALCOSA CHE NON VA
PERCHE' CREDE
CHE IN NOI CI SIA QUALCOSA CHE NON VA
PER IL FATTO CHE CERCHIAMO DI AIUTARLO A VEDERE
CHE CI DEV'ESSERE QUALCOSA IN LUI CHE NON VA
A CREDERE CHE CI SIA IN NOI QUALCOSA CHE NON VA
PER IL FATTO CHE CERCHIAMO DI AIUTARLO A VEDERE CHE

LO STIAMO AIUTANDO
A VEDERE CHE
NON LO STIAMO PERSEGUITANDO
AIUTANDOLO
A VEDERE CHE NON LO STIAMO
PERSEGUITANDO

AIUTANDOLO
A VEDERE CHE
SI RIFIUTA DI VEDERE
CHE C'E' QUALCOSA IN LUI
CHE NON VA
A NON VEDERE CHE C'E' QUALCOSA IN LUI
CHE NON VA
E
A NON ESSERCI RICONOSCENTE
ALMENO DEL NOSTRO CERCARE DI
AIUTARLO

A VEDERE CHE C'E' QUALCOSA
IN LUI
CHE NON VA
A VEDERE CHE C'E' QUALCOSA IN LUI
CHE NON VA
NEL NON VEDERE CHE C'E' QUALCOSA IN LUI
CHE NON VA
NEL NON VEDERE CHE C'E' QUALCOSA IN LUI
CHE NON VA
NEL NON VEDERE CHE C'E' QUALCOSA IN LUI
CHE NON VA
NEL NON VEDERE CHE C'E' QUALCOSA IN LUI
CHE NON VA

A NON ESSERE RICONOSCENTE

CHE NON ABBIAMO MAI CERCATO
DI FAR SI'
CHE SI SENTISSE RICONOSCENTE




(OH! OH! OH!
E MI DOMANDO COSA CERCO.
(COSA CERCO?)

E MI DOMANDO
COSA VUOI.)"



Andrea Pazienza

martedì 7 aprile 2009

una volta ho scelto

in effetti
alla fine mi sembra tutto così piccolo.


anche questo punto di domanda che mi infilza
suggerendomi una rivoluzione invisibile...

forse nulla si compie mai davvero.
forse mi sono condannata da sola
a non compiere mai davvero nulla
quel giorno che il biancogrigio ti ha inghiottito
con tutta la luce delle tue favole.

non so perchè
(non mi è mai interessato)
ma quel giorno il sole spinto sulla scena
ha deciso di eclissarsi
e di eclissarti.

ha deciso che niente,
che non c'era niente da fare,
che i nostri sogni non valevano niente,
che i nostri giorni erano granelli di clessidra sprecati.
E quindi
da bravo economo
li ha spolverati via.

quel giorno - e forse ho sempre dato troppa importanza alla forma...al fatto che fosse domenica...alla voragine che ha sventrato ottobre...-
sono rimasta morente a immaginarti morire.

E ho deciso.
Sì, la responsabilità non è di qualche dio
o di qualche psicologismo,
IO HO DECISO
e il peso di questa decisione lo voglio tutto su di me,
perchè è l'unica cosa definitiva che abbia mai fatto,
perchè è la mia unica, ultima Scelta.

Ho deciso che il mio modo di vendicarti
di ricordarti
di trattenerti
di non perderti
di non piangerti morto
di non trasformarti in un "era",
sarebbe stato rinnegare ogni "è" e ogni "sarà"
svuotato della tua voce.
Un suicidio segreto.
Un vaffanculo irreversibile come la disgregazione dei tuoi atomi.


...J'ai juste envie de tout foutre en l'air...

Ecco sì forse è lì
tutto nato tutto morto in quell'istante come una bomba atomica.
In quel mio grido di animale
-grido davvero mio? ho gridato davvero io?-
in quel grido che si accascia sul pavimento e ancora più giù
quel grido che piange e graffia
perchè non può sentire
non può far sentire al cervello quello che c'è dietro...
...quello che c'è oltre...quello che viene dopo...l'istante che viene dopo...
Non può far sentire al cervello il vuoto cosmico
dell'Istante Successivo
e di quello ancora oltre
e di quello ancora oltre...
Sempre più lontano
ogni Istante più lontano e alienato
nella sua corsa verso il buco nero
che ti rende sempre più passato e immobile e morto...Morto.

E' un suono che ghiaccia il sangue
-e io non ce la faccio-
quello della mia vita che segue il suo filo
dopo che la tua è rotolata via
come un gomitolo scivolato via,
srotolato di colpo,
perso...


La mia vigliaccheria mi ha fatto proseguire il grido all'infinito
come una curva che striscia folle verso un asintoto che non torna
tu non torni indietro
antìbes non torna indietro
non si torna indietro
il mio tempo è finito.
Alla fine
è durato quasi 15 anni,
di cui quasi 10 coscienti...

in effetti
alla fine mi sembra tutto così senza uscita
che mi viene da vomitare.


domenica 29 marzo 2009

A te che mi salvi dalla mia fragilità, e che non la giudichi, a te che, non so come o perchè, capisci ogni mio silenzio (offro quel poco che so)










Il giorno che ti ho incontrato

(sia benedetto da questa pioggia,
e dalla canzone che le ho affidato.
Sia benedetto il Vento
che mi ha soffiata, in un istante da dimenticarsi di respirare,
dritta nei tuoi occhi sterminati,
siano benedette le Ore
che con il loro filo e i suoi nodi
ci hanno portati a caminare insieme...
...in questo Universo Parallelo in cui camminiamo insieme.
-...come in tutti gli altri?...-

Solo quest'acqua che cade e invade senza pudore
può sapere
lo Squilibrio di ogni tuo bacio,
e con quante metafore
ormai
ti sei scritto sotto la mia pelle, sovversivo amore...

...E quanti piccoli futuri possibili,
e quanti sogni...e da quanti sogni
uscirei,
solo per stringermi a te...)

ho capito

(con il sangue e con le mani e con le labbra)


che ti avrei seguito ovunque.

E anche adesso,
che è tutto così difficile,
anche adesso,
che mi sento così vacillante,
credimi,
da qualche parte
so che ti sto ancora seguendo.
E che anyway,
ragazzo dolcefolle,
Noiduestrambi
si resta per mano.
E non mi importa niente di quante volte dovrà ancora mutare
il nostro Noi.
Noiduelunatics
si continua
ad abbracciarci.

mercoledì 25 marzo 2009

spudoratezza

Sono stanca. Come chi si disillude. E si arrende. Alla forza che lo spinge a terra.
Come se riconoscessi lentamente l'inutilità di tutta questa strada.
Di tutte queste forze consumate in un lavoro senza sogni, bianco, così bianco, nudo come un muro...
Se sono stanca, ho meno fantasia. Per inventare favole da raccontarmi. Se sono stanca, ho meno orgoglio.
E meno pudore. Vedo cose meno colorate.
Quel che vedo adesso, è un muro. E una mosca.
Una mosca intrappolata in un bicchiere capovolto.
Io sono la mosca intrappolata. E sono il bicchiere capovolto.
Sono un ronzante ossessionante sbattere contro pareti lisce, fredde e trasparenti, che io stessa ho nutrito, spinta dalla folle ricerca della Cosa Giusta.
La Cosa Giusta da dire, da fare, la Persona Giusta da essere.
Quale? Non io, no, di certo non io, malata cronica di inguaribile inadeguatezza. Quindi, qualcun'altro, da un'altra parte. Lontano, cercare lontano.
Nascondere la malata cronica, perchè è davvero poco interessante, anzi, probabilmente è una disfunzione.
Devo ignorarla come si ignora una piccola dissonanza. Io, per me,
sono diventeta una piccola dissonanza che va ignorata.
Devo dare agli altri quello che mi chiedono. Essere per gli altri quello che si aspettano io sia.
Forte, saggia, responsabile, allegra, delicata, gentile, piacevole. Piacere. Non deludere. Non mi deludere! ...Il mio primo comandamento...
...Da quando ho deciso di censurarmi.
Sono stanca. Qui comincia a mancare l'ossigeno. Quanto tempo ho passato sotto questo bicchiere capovolto? E perchè l'ho fatto? Per chi?
Sono una mosca vigliacca. Questa è la verità.
Mi sono accorta di quante coltellate ti può piantare nel cuore la vita, di quanto può cambiarti, di quanto può costringerti a diventare meschino e accoltellatore a tua volta, e mi sono chiamata fuori. Ho pensato che avrei sofferto meno, se mi fossi nascosta sotto il bicchiere. Ho pensato che avrei potuto controllare i miei sentimenti e le mie azioni in modo che non risultassero mai dolorosi per gli altri. Mi sono raccontata la favola che, se avessi smussato i miei spigoli, sarei stata più adatta al mondo. O almeno, sarei sembrata più adatta. Il mio, di mondo, quello sotto il bicchiere, non sarebbe trapelato.
Quello dell'autocontrollo, della razionalità che domina e che giudica ogni passo, ogni respiro,
è un gioco devastante.
Sono diventata un burattino nelle mie stesse mani. Un bel burattino composto e obbediente a quelle che interpreto essere le Aspettative Esterne.
Se sono stanca, però, molto stanca e stufa e se ne ho i coglioni pieni come ora,
lascio cadere il burattino, e mi accorgo
di tutto il tempo non vissuto.
E questo fa male.
Ma poi mi accorgo anche che io ci sono.
La dissonanza, la disfunzione, c'è. Non l'ho ancora uccisa. Mi grida dentro come una matta. E se voglio, posso ascoltarla.
E se voglio, posso fottermene del bicchiere, delle pareti levigate, delle maschere,
posso fottermene della gabbia che da sola ho costruito. Posso essere questa disarmonia piena di macchie.
Ascoltare i suoi, di comandamenti...I miei.
E il primo,
è la sfrontatezza
di essere vera. Macchiata. Sporcata dalla vita, come sono. Corrotta, come sono. Compromessa, in quanto essere umano,
in quanto imperfetta, in quanto Gaia.
C'è una canzone che mi riempie il cranio..."Ora che sei vera sai la verità"...






lunedì 16 marzo 2009

...psicosi oltre le 4:48...

Non è durata molto. Nono ci sono stata molto.
Ma mentre bevo caffè nero amaro, riconosco in una nuvola di vecchio tabacco quell'odore di medicinali,
e qualcosa mi tocca in quel punto ancora dolente,
e una ferita di due anni fa si apre
come un cadavere.
Una stanza di facce senza espressione osserva la mia sofferenza, così priva di senso
da essere frutto di una mente diabolica.
Il dottor Questo, e il dottor Quello, e il dottor Come Va, che è di passaggio, e crede di poter piombare qui a prendermi anche lui per il culo!
Inciampo nelle parole, e non ho nulla da dire sulla mia "malattia", che in ogni caso consiste semplicemente nell'essere consapevole che nulla ha senso,
perchè sto per morire.
Sono a un punto morto: suadente, la voce della ragione dello psichiatra mi dice che c'è una realtà oggettiva in cui il mio corpo e la mia mente sono una cosa sola! Ma io non sono qui, e non ci sono mai stata.
Mi guardano, mi giudicano, annusano l'odore raggelante di fallimento che mi trasuda dalla pelle...Finchè non mi viene voglia di
gridare disperatamente per te.
Certe volte mi giro, e sento il tuo odore, e non riesco ad andare avanti, cazzo, non riesco ed andare avanti senza esprimere
questo tremendo,cazzo,
terribile, fisicamente doloroso,
cazzo,
questo desiderio
che ho di te...
E non ci credo che io sento questo per te e tu non senti nulla!
Non senti nulla?
...Non senti nulla? ...

Ed esco alle 6 di mattina e inizio a cercarti. Se ho sognato qualcosa su una strada, o un pub, o una stazione, vado là. E ti aspetto.
Vaffanculo.
Vaffanculo.
Vaffanculo perchè mi rifiuti non essendoci mai,
vaffanculo perchè mi fai sentire una merda con me stessa,
ma più di tutti,
vaffanculo a Dio,
che mi ha fatto amare una persona che non esiste!
VAFFANCULO! VAFFANCULO! VAFFANCULO!

...per favore...
...non spegnete la mia mente
cercando di rimettermi a posto...
Ascoltate, e capite.
E se provate disprezzo non fatelo capire,
o almeno non con le parole,
o almeno
non a me.

Alle 4:48 dormirò.
Sono venuta da te per essere guarita...
Caro Dio, caro Dio, cosa devo fare?
Vedo solo
neve
e nera disperazione.

Per favore, non tagliatemi tutta per scoprire come sono morta. Ve lo dico io, come sono morta.
100 di Lofepramina, 45 di Zoplicone, 45 di Temazepam e 20 di Melleril.
Tutto quello che avevo. Giù in gola. E' fatta.
Alle 4:48. L'ora felice in cui la lucidità mi fa visita.
L'ultima fase.
Non ho nessuna voglia di morire...Nessun suicida ne ha mai avuta.

Guardatemi...Scompaio...
Guardatemi...Scompaio...
Guardatemi...Guardatemi...Guardate...

venerdì 20 febbraio 2009

ho dormito abbracciata

ad un rifugio per ricordi perduti.

Veniva da molto Lontano, da un Lontano che lui crede morto ammazzato.
Lui non lo sa,
ma questo rifugio che viene da Lontano,
mi ha tenuta al caldo tutta la notte,
e non ha respinto le mie lacrime. Glielo vorrei (ma non potrei) dire.
Glielo vorrei (ma non potrei) disegnare.

Sono giorni così.
Una realtà gelatinosa mi striscia davanti e io non la voglio.
Voglio il mio sogno.

Sono giorni che sogno Parigi.

La notte a Parigi è immensa,
Jim Morrison si sveglia e sussurra The End,
e se sei abbastanza ubriaco - c'eravamo quasi, Ragazzo!-
scavalchi le mura del cimitero,
segui il suo grido,
e balli con lui.
Poi
ti porta la luna,
e ti porta a Montmartre,
e poi a Pigalle, tra fantasmi di puttane e mulini spettrali,
senti - dentro quella bottiglia di assenzio abbandonata -
senti - tu che puoi Sentirmi - Baudelaire
che ride disperato?

Ricordi?
Reggae e pain au chocolat.
Mani che si stringono senza chiedersi spiegazioni.
Lì,
ho incontrato
tuoi pezzi di labbra
di occhi
di anima.

La notte, a Parigi.


Sono giorni così.



Ho dormito abbracciata a speranze ridicole,
mi sentivo come un poeta...così assurdo e penoso se costretto a camminare...
Mi sentivo un albatros.

E' che
i marinai,
l'albatros non se li aspetta mai così pieni
di sorrisi rancorosi.
L'albatros non si aspetta parole così velenose...
Se cammino male, se preferisco il cielo,
che male vi faccio?
Perchè tutta questa rabbia?
Per chi?

L'albatros, sfinito,
si ferma.
Pensa alla sua solitudine.
Nessuno potrà mai comprendere
il suo amore per la vertigine.
E' un amore che scandalizza.
E' un amore strano, storto e scordato,
non si intona al coro, non è quadrato,
ciò che ama l'albatros non ha nome,
fa paura, quindi
è sbagliato.


Ogni tanto, si vede proprio per com'è,
in mezzo ai marinai:
un grosso goffo inutile zoppicante pagliaccio.
E si chiede: ma perchè il vento, quel giorno che ha portato via le nuvole,
quel giorno che ha ucciso le fate, a me invece,
mi ha dimenticato qui?

Sono giorni così.
Con questa felicità,
che diosacosavuoldire,
che tutti mi accusano di inventare e di non avere
Mi accusano di mentire, mi accusano di non esistere,
mi accusano di cambiare,
mi accusano di non consistere
in nulla di saldo.

"Sei fatta come gli altri ti fanno!",
mi gridano.
E vorrebbero farmi
come credono fossi,
"sii fatta come noi ti facemmo!",
mi chiedono.
"Oppure scompari,
dissolviti,
e non tornare più."

Sono giorni
che mi viene un gran ridere
di tutto questo rumore.

L'albatros non agisce per convenienza,
o per comodità.
E' molto orgoglioso della sua ingenuità.
Non può sacrificarla
al calcolo dei pro e dei contro,
l'albatros non ha dita per contare.
Ha solo piume, penne e ali.
E le segue. Questo, per lui, è vivere.
Questa, per lui, è Poesia.
E non c'è nient'altro.
L'albatros è poeta. E non può farsi modellare
in nient'altro.

Sono giorni che
ci sono degli attimi che sembrano
lasciare una scia,
come comete.
Smetto di respirare in certi tuoi abbracci.
Riprendo a farlo,
in un modo nuovo,
in certi tuoi gesti.

Perciò
non voglio, non posso, non devo
usare parole violentate
e spiegazzate, abbruttite dai coccodè televisivi
perchè il Gigante le riconosca valide,
e metta loro il suo marchio.

Non sono le mie parole!

Delle mie parole,
il Gigante può anche farsi beffe.
Più alti risuoneranno i suoi ghigni,
più io sarò sicura
dell'irrinunciabile chiaroscurità
del mio sentire.

E, catapultata,
precipicorrerò più in fretta
verso il tuo prossimo
eccomi.

Sono giorni così.
Ho dormito abbracciata
al tuo prossimo abbraccio.

mercoledì 14 gennaio 2009

in memoria di una domenica come tante

Tento la fuga in tram
verso le 6 del mattino
dalla bottiglia d'orzata in cui galleggia milano...

...LA DOMENICA DELLE SALME
GLI ADDETTI ALLA NOSTALGIA
ACCOMPAGNARONO TRA I FLAUTI
IL CADAVERE DI UTOPIA,

LA DOMENICA DELLE SALME
FU UNA DOMENICA COME TANTE,
IL GIORNO DOPO C'ERANO I SEGNI
DI UNA PACE
TERRIFICANTE...


...E i segni restano.

ore buie che la notte c'entra poco

No.
Penso che proprio dormire adesso no.
Penso che sono un grumo di emozioni che si scannano tra loro allegre e sprensierate e
spietate.

Penso che oggi tornavo a casa e non sapevo più dove cazzo fossi e i Radiohead coprivano i miei passi scricchiolanti sulla neve che coprivano le mie idiotissime lacrime che coprivano il nulla che copriva me.
Penso che la neve non si scioglierà mai e che le rose sono andate. Basta.
Non penso più.
Non penso più al calcio che mi sono presa nelle ossa appena uscita quaffuori
in ciò che ama chiamarsi Mondo Reale.

D'accordo, avete ragione tutti, non valgo un cazzo, non sto in piedi neanche
se i piedi me li inchiodo a terra,
avete ragione tutti, sono una delusione su tutti i fronti,
fanculo le maschere.
Ecco, non ci sono più trucchi. Terribile, eh?
Eccomi, ci sono io. No, neanche.
Neanche, io non sono più.
Quindi. A questo punto. Nulla da perdere.

Penso che un giorno che ho abbastanza coraggio,
penso che un giorno che ho abbastanza
paura,
chiudo gli occhi e vado in Africa.
Dò un nome nuovo a mestessa,
e tanti nomi nuovi alle cose,
dimentico la lingua che ho sempre
creduto essere l'unica,
invento tutto daccapo. Ri-incomincio,
come diceva una me un po' più bassa.

Pagina bianca come il Deserto
e niente neve
o forse solo neve - cos'altro è la sabbia? ,
ma con un altro nome.
E tra mitra e cadaveri
e tra violenza e vita che non
si fa seppellire,
e tra cannella e orrore
forse
troverò
il modo giusto di usare le mani
e gli occhi
e le lacrime
e i sorrisi
e le parole
e il silenzio.
Forse saprò vivere e forse saprò anche
morire
senza sentire questa costante insopportabile
dissonanza che mi legge matta.

"Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi
solo i sogni che non fanno svegliare?"
"Sì, Vostro Onore, ma li voglio più grandi"
E i miei alibi prendono fuoco,
il guttuso ancora da autenticare...
adesso le fiamme mi avvolgono il letto,
questi sogni che non fanno svegliare...

"...VOSTO ONORE, SEI UN FIGLIO TROIA!
MI SVEGLIO ANCORA E MI SVEGLIO SUDATO!
ORA ASPETTAMI FUORI DAL SOGNO,
CI VEDREMO DAVVERO.
IO RICOMINCIO DA CAPO."

Il cuore sembra meno furioso. Basta davvero poco,
mi basta sempre un'utopia
un'ucronia
per raccontarmi la favola che ce la farò.
Vado avanti così, io,
a favole, a fate, a pagine disperatamente
riempite per non vederle bianche
penosamente bianche come sono.
Lenta disperazione, sei densa
di improbabili ricordi
che ti ostini a mantenere in vita.

Perchè? La domanda da non fare.
Sotto le unghie ho il passato,
aggrappato alle cellule morte
di quella che un tempo fu
la sua pelle. NO.
NON VOGLIO CHE SCIVOLI VIA!
Il mio demone grida e scalcia,
folle demone masochista
egoista infantile assurdo,
stupido, stupido demone,
sei il demone di un sognatore pazzo,
e mi ucciderai!

"tu che m'ascolti insegnami
un alfabeto che sia
differente da quello
della mia vigliaccheria..."

venerdì 2 gennaio 2009

bora

!!!! Febbricitante delirio.
La bora soffia forte. E porta e porta via e riporta ancora.
Picchia forte contro le pareti del mio corpo bruciato
un dolore appuntito. Monotono, fisso, stabile.
Almeno lui.
Ma la bora ha soffiato forte,
e il dolore non mi distrae dalla sua strana gioia tremantedanzante.
Non ne ho il coraggio,
non so se ho la capacità di far respirare questo sogno,
l'equilibrio per sopportare il rischio di perderlo,
e non so,
soprattutto,
se ne ho il diritto.
Mi ci dondolo come su un'altalena,
ripetendomi che posso cadere
e che può fare male.
Continuo a dondolare, però,
sempre un po' più forte,
mi lancio sempre un po' più in alto...
...Attingo alle forze
che ti accorgi di avere quando,
spinto allo stremo, giuri che
un altro passo e muoio.
Invece
fai un altro passo
e ti accorgi che non muori,
anzi, che vivi
ad un altro livello,
e che puoi andare ancora avanti e ancora avanti
su strade che credevi di non poter neanche intravedere...
...attingo alle forze di chi non ne ha.



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