ucronista

La mia foto
Paris, France
Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

venerdì 10 novembre 2017

e la cometa di halley squarciò il velo nero




Tu vuoi vivere così
per inerzia e per comodità
per qualcosa che non riesco più a capire
e poi ami con tranquillità
come un Dio lontano
che non ha nè problemi
nè miracoli da fare
non capisci che ci ucciderà
questo nostro esistere a metà
che la casa ha i rubinetti da cambiare
eppure un tempo ridevi
e mostrandomi il cielo
mi disegnavi illusioni e possibilità
e la Cometa di Halley ferì il velo nero
che immaginiamo nasconda la felicità
tu vuoi vivere così
coi vantaggi della civiltà
e pontifichi su ciò che ci fa male
non la vedi la stupidità di una relazione
che non ha francamente neanche un asso da giocare

Non ci credi che ci ucciderà
questo nostro vivere a metà
che la stanza ha le pareti da rifare
eppure un tempo ridevi
e mostrandomi il cielo
mi disegnavi illusioni e possibilità
e la Cometa di Halley ferì il velo nero
che immaginiamo nasconda la felicità
lasciami da sola
fallo solo per un po'
lascia stare
non pensarci più
lasciami la radio accesa
lasciami cantare
e qualche cosa da mangiare
servirà
ed una notte piangesti
guardando nel cielo
mi disegnasti illusioni e possibilità
e la Cometa di Halley ferì il velo nero
che immaginiamo nasconda la felicità
eppure un tempo ridevi
e mostrandomi il cielo
mi disegnavi illusioni e possibilità
e la Cometa di Halley squarciò il velo nero
che immaginiamo nasconda la felicità
eppure un tempo ridevi
e mostrandomi il cielo
mi disegnavi illusioni e possibilità
e la Cometa di Halley squarciò il velo nero
che immaginiamo nasconda la felicità
io ti dico addio
tu mi dici ciao
io ti dico addio
tu mi dici ciao
io ti dico addio
tu mi dici ciao.
(F. Bianconi, Baustelle)


https://www.youtube.com/watch?v=loh8tVi8v3w

giovedì 9 novembre 2017

strogonoff

il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa
per tornare contento
lui viaggia perché
di mestiere
ha scelto il mestiere
di vento,,,!"((*>

saggezza post-adolescente
torna una notte in bus, si aggira fuori
si agita
nel nero. Saggezza
non torna contenta nemmeno lei,
mai ma torna con vento.
con un giro di tempo, come gli agosti
e gli ottobri
e il cupo mese dei compleanni.

Ma non c'è niente di completo, né rotondo, oggi.
Oggi otto, nove, ecco
l'eco della notte
del suicidio di C.
L'eco della catastrofe che non ho saputo
prendere in cura,
l'eco del tuo sogno-bi,
in cui C. e il suo humor
la cucina e ti sei reso conto,
che era un sogno, sulla porta, che non l'avresti rivisto,
e abbracciatolo forte hai pianto
pianto sapendo che era un sogno hai pianto
sulla porta di un sogno mon âmi,
così tanto mentre lui
cadeva verso il cielo e tu lo tenevi
lo piangevi -
o l'eco del mio sogno,
dei viaggi verticali aggrappati alle candele
che si consumano, si consumano e non poterti portare,
non poterti più
mon trop proche
affratellare.

Che vergogna.
Dentro la notte e la saggezza adolescente
che vergogna questo viaggio
che non so viaggiare sola
e neanche con te. 

Che fatica.
Dentro la notte e la meccanica quantistica,
ma gli ion non passano i muri
e nemmeno le sequenze, 1,0,n,
n è un mondo binario
collassa i possibili
il tempo che non si volta

E allora è solo l'ora delle campane
nella testa non segnano l'ora,
- buon viaggio nella testa -,
segnano l'eco
un compleanno d’amazzone,
impossibile eppure sì
dopo la morte e il grande male.
Con tutto il bene, il grande male,
con tutto il bene combattuto,
vinto, spero, spero, spero vinto,
il mio cuore ogni giorno si riempie
di speranza che sia vinto
e svuota la sera
la bassa marea,
e cola polvere lacrime inutili, cera
solo liquido è il mio amore.

Ma che la casa della festa lo sia ancora !
Solida sotto il tetto che crolla e ripara,
ripara l'amore, tu la casa,
la casa l'ultima che di casa mi ha ispirato la voglia,
di piccola-famiglia, la casa tanti-amici,
la casa braccia-aperte e pié-veloce,
di pensiero svelto e vasto,
la casa danze a fuoco, casa-marmite,
la casa che profuma
di legna e strogonoff,
la casa meticcia, molte-lingue,
pluri-musica, e musi,
la casa cena-tardi,
"a tavola", forse è ora, ora H. lo dice ora
con irripetibile accento
e gioia bambina, la casa voltée, di vita volée
di non compromessi e mezze notti
che diventano intere,
che la casa della festa lo sia ancora !

Il viaggiatore pazzo ricorda,
il viaggiatore perso e sbandato
il bandito ricorda i pezzi
non sa fare l’arte
ma lyre le temps proprio ora suona
vai a capire le teorie del caos,
e le pratiche e vai a capire
come dirgli grazie ora,
ma sì, massì, mercy et alors merci,
merci le caos por ces cicatrices à ma main gauche,
grazie polaris, stella psicotica,
grazie the light-house
grazie stella strabica per questa lambda casa
l'ultima ad accogliermi senza garanti
we accept you we accept you we accept you one of us,
haut les coeurs ma io
ero un mostro mannaro, e la luna,
e la sua piena,
noi ci scherzavamo ma poi
hai visto
hai visto Lupo mio in che cosa mi ha mutato ?
Più nera di te,
ero un mostro mannaro,
son fuggita nella notte per non farvi male
per nascondermi
e per i miei desideri maldestri e ingombranti
come ali di albatros.
Vi ho fatto male !
Mi avete fatto male !
E sempre penso non sia il dolore ma il bene,
con tutto il bene,
la misura -

Spero vi liberiate e gridiate
spero abbiate nei polsi la danza solo vostra
quella che fa saltare,
il passo leggero
e ancora un'altra eco,
spero e nel vento ricordo,

in debito delle mie
scritture più audaci,
in debito eterno di baci
con tutto il bene.

venerdì 13 ottobre 2017

ho rotto uno specchio

Le miroir brisé
 
Le petit homme qui chantait sans cesse
le petit homme qui dansait dans ma tête
le petit homme de la jeunesse
a cassé son lacet de soulier
et toutes les baraques de la fête
tout d'un coup se sont écroulées
et dans le silence de cette fête
j'ai entendu ta voix heureuse
ta voix déchirée et fragile
enfantine et désolée
venant de loin et qui m'appelait
et j'ai mis ma main sur mon cœur
où remuaient
ensanglantés
les sept
éclats de glace de ton rire étoilé.
 
Jacques Prévert,
Paroles
(1946).

lunedì 18 settembre 2017

non dire più atomi

Sull'Ucronia non mia, un tempo che va via, tempi persi, tempi presi, tempi appesi ad asciugare. Dichiarare.
Io sono malata ! Del male della mia epoca non mia, malata ! E non conosco la cura ! Non ho mai avuto paura di questo male, è il mare del non saper amare ! Adesso ho paura ! Di questo amare male, male, male, chi mai mi potrà perdonare per il mio amare che si butta ammare, si butta, amare così male dovrebbe essere reato. Vostro Onore, io chiedo la massima pena, io chiedo, e che i miei occhi, come quelli del condannato, indugino lungamente sullo spigolo della tribuna dei giurati, lungamente, come il messaggio più importante, prima che mi portino via. Mi arrogo il diritto al rogo, o alla prigionia perpetua. Non brucerò come fenice, starò sola, felice di non recar più danno. Io sono valsa la mia pena.
Vostro Amore, io mi costituisco, mi rendo alle forze dell'ordine perché il mio disordine non diventi ancora più forte, per fermare il contagio. Io sono figlia di un secolo che non ama. Sono il mutante post-umano, ma non come sperava Nietzsche, io non sono forte, la mia volontà è pallida e non ho alcuna durezza ! Vostro Onore, io disonoro i poeti veri e i grandi amanti della mia specie, disonoro i partigiani e i resistenti, io disonoro i padri e le madri, e gli umili, che vivono soltanto del loro amore, che dicono "per sempre" e lo mantengono, con semplicità e coerenza, io disonoro quelli che restano, contro il furvento, restano davvero uniti, e non sono nemmeno consapevoli del loro eroismo.
Io sono il furvento.
Sono il mutante malaticcio, che scivola tra le vite degli altri come una variabile impazzita, io creo drammi tragicomici perché intrattengo equivoci, sono un serial-killer di cose belle, di legami, bisogna legarmi, arrestarmi, fermarmi prima che sia troppo tardi. È già troppo, ed è tardi.
Figlia di grandi mitomani, figlia di isterici, sono un concentrato delle tendenze peggiori del mio tempo tristissimo, che confonde la libertà con una linea sclerotica di scivolare, di sottrarsi, ciascun per sé. Ero idiotamente fiera di questa mancanza di identità, di questa inconsistenza, mi dicevo, io passo nelle vite degli altri, ne penetro il nucleo e le nutro, e me ne nutro, poi parto. Tramonto, lascio il posto, mi decentro sempre, ma non è solo questo, non è solo questo. C'è il dolore degli altri, hai un'idea, razza di stupidella, del dolore che provochi ? Di come le lasci, queste vite, quando le lasci ? Con che diritto ? Ma non controllo nulla, vivo di differenze di potenziale, di flussi, io non sono nulla, un ammasso di velocità, dovrei essere soltanto un vento, un venticello bislacco che confonde le barche a vela, e invece no, la mia epoca assurda mi ha fatto carne di essere umano. Perché questo mutante che sono è purtroppo il prototipo dell'umanità futura. Precaria, insicura, che non si cura, nessuno si cura degli altri, ci sono solo schegge impazzite di un Sé che non consiste, che si disfa. Io non sono qui, ma non perché sono sempre e ovunque, contemporanea-mente. Io sono sola-mente. Maltratto il corpo perché lui ricorda, si affeziona, il corpo si lega agli esseri amati, e io lo slego, lo scucio, gli squarcio tutti gli appigli, perché questo purtroppo è il mio destino - ovvero, quello che decido, ovvero, quello che ripeto.
Come fidarsi, come fidarsi ancora di me ?
Vostro Onore, diffidatemi ! Vi rendete conto di quale pericolo rappresento per il mondo umano ? Sono portatrice di una distruzione senza scampo, la devastazione post-capitalista scorre nelle mie vene e nei miei automatismi di azione e di pensiero, sono stata programmata per questo, Vostro Onore, non vedete ? Per distruggere ! Io porto il Caos, necessario al cambiamento storico, porto il marchio oscuro dell'Antropocene. Per questo, mi hanno chiamata "Gaia". Perché io incarno il germe della fine dell'uomo - la fine della società, dei legami che la fondano, la fine della Kultur ! Il mio movimento, nel mondo, è una traiettoria di disfacimento, come Penelope di notte disfa il suo arazzo, io disfo, nella notte della mia coscienza, le regole umane, e il mio lavorio minaccia la sopravvivenza della polis ! E quindi, dell'Uomo ! Le forze violente della Terra mi guidano al di là dei miei fini personali, non sono una "persona", io agisco la volontà di potenza oscura di questo pianeta ferito, che deve eliminarci, per fare spazio alla vita che noi non cessiamo di espellere.   
Poli-amore, donna-lupa, divenire famelico, essere caleidoscopico, incessante passaggio, mito di tutto ciò che è effimero ! Nostalgia ! I miei amori sono arti-fantasmi. Non perseguo la felicità di nessuno, nemmeno la mia, soltanto questa nostalgia invincibile, compimento di una missione che ho sempre voluto rimuovere. Ma che ho ! Ecco le prove, Vostro Onore, tutte le prove !
Condannatemi. Nemica della specie. Mutante pericoloso, veicolo di un virus ideale contagiosissimo, che frammenta l'amicizia, l'amore, la famiglia, il tempo di vita insieme, il consorzio umano. Virus che divora da dentro i dispositivi sociali, unici garanti della sopravvivenza umana.
Curatemi.
Estirpatemi.
Sono malata del male del millenio.
Incapacità di amare.
Il mio corpo, che è umano, soffre di questo squarcio.
Che gli atomi si disfino, che i tiamo si tacciano, io chiedo di tornare
ad essere vento.
 


   

martedì 29 agosto 2017

lucidité

En coupant un oignon.
"Je fais mon possible. Oui, je fais des grimaces. Malgré moi. Je ne peux pas m'en empêcher. C'est pas ma faute, je fais des grimaces. Qui est là ? Ils prennent tout, ils me prennent entièrement, qu'est-ce qui va rester, qu'est-ce qui va rester de moi ?" 

("La moindre des choses", film sur la clinique de La Borde)

sabato 19 agosto 2017

antropocene

C'è un momento in cui finisci di piangere
ed è ancora mattina,
è il tempo in cui puoi ancora capire
e pungere la vita
come vespaorchidea.

Finisci di piangere e guardi le nuvole
nelle finestre riflesse
rifletti anche tu, i tetti rossi
la città aerea,
furtiva.

È furtiva questa
malinconia grande,
larga, assolata,
illumina tutto, si nutre
del brutto lutto tetro
che mi scrive
all'orlo degli occhi
"ecco, sei stata felice".

La malinconia, farfalla gigante,
batte lenta, lenta,
mostruoso cuore, e trasforma
la forma del lutto diventa
coscienza di mondo,

Ah, mondo !
Finisco di piangerti,
che nei manicomi nascondi
i simili miei,
ah, mondo,
finisco di tutto volerti
imparare, le tue rughe infinite,
ferite,
la traccia che Gaia si porta
scolpita di noi.

Antropocene, la chiamano
questa epoca nuova,
geo-biologia imprevista
presa alla sprovvista,
trafitta, tradita
dalla razza nostra,
che esplode bombe,
estingue semi,
prosciuga di mari le voci,
plastifica i fiumi
depreda le terre
un tempo fiere e feroci,
schianta le storie dei campi
perché si allevino
gamberi,
e si schiatti di fame.

Andiamocene, un grido strozzato,
mi sorge nel petto.
E come Rimbaud vorrei dire
"je est un autre", poveretto,
il piccolo "io" s'era illuso
d'essere tutto o qualcosa,
e invece si sfalda, si sfonda,
respinge la vista angosciosa,
la vita
gli è troppo impetuosa,
"che crepi ! verranno degli altri !",
vorrei poter dirlo, Rimbaud !
Un ultimo orgoglio affilato !

E invece, nel cuore assetato
continuo l'inganno di essere
io, in vita con voi,
senza sfizio di volo,
né capriccio di pianto,
ancora sul prato, Rimbaud,
ancora soltanto
un po'.

venerdì 18 agosto 2017

sproporzione


 Majakovskij. All'amato me stesso

Quattro. Pesanti come un colpo.

"A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio".

Ma uno come me dove potrà ficcarsi?

Dove mi si è apprestata una tana?

S'io fossi piccolo come il grande oceano,
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde con l'alta marea,
accarezzando la luna.

Dove trovare un'amata uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!

O s'io fossi povero come un miliardario.. Che cos'è il denaro per l'anima?
Un ladro insaziabile s'annida in essa:
all'orda sfrenata di tutti i miei desideri
non basta l'oro di tutte le Californie!

S'io fossi balbuziente come Dante o Petrarca...
Accendere l'anima per una sola, ordinarle coi versi...
Struggersi in cenere.
E le parole e il mio amore sarebbero un arco di trionfo:
pomposamente senza lasciar traccia vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.

O s'io fossi silenzioso, come il tuono... Gemerei stringendo
con un brivido l'intrepido eremo della terra...
Seguiterò a squarciagola con la mia voce immensa.

Le comete torceranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto dalla malinconia.

Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
s'io fossi appannato come il sole...

Che bisogno ho io d'abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra?

Passerò trascinando il mio enorme amore
in quale notte delirante e malaticcia?

Da quali Golia fui concepito
così grande,
e così inutile?


https://www.youtube.com/watch?v=V2g9KPbjlmc

lunedì 14 agosto 2017

Il mio senso dell'Europa



« Elle est Gauloise au p’tit vin blanc
Elle est contre-gouvernement
Elle est pas fille des religions
Elle est pas putain du pognon
Elle est vent du Nord ou d’Ouest
Elle est vent du Sud ou de l’Est
Elle est sans-abri à la rue
Elle est toujours peine perdue
Elle est gitane elle est profane
Elle est quand la gauloise plane
Elle toujours fumeuse de joints
Elle dort dans les gares en chemin
Elle est solidaire au combat
Elle est Varsovie Messina
Elle est pas banquière pour un sou
Elle est pas bottes au garde à vous
Elle est sans-abri sans frontière
Elle est contre totalitaire
Elle est j’t’emmerde avec ta thune
Allez vas-y ressers une brune
Elle est ma gueule de Picasso
Elle est tous mes potes au pinceau
Kusturica Sarajevo
Elle est pas loin la Gestapo

Mon Européenne c’est pas la Bruxelles
Mon Européenne c’est pas Genève
C'est pas la thune tu marches ou crèves
Tu sais moi mon Européenne
Elle a pas vraiment de frontières
Son corps c’est la planète entière
N’en déplaise au peuple bourgeois
Tu sais mon Européenne à moi

Elle est keupon rat sur l’épaule
Elle est tatouage de la taule
Elle est accordéon sanglot
Elle est accorde-moi un tango
Elle est destin des origines
Elle est racine gréco-latine
Elle est contre l’union bancaire
Elle est mes révolutionnaires

Elle est pote à Mimi Pinson
Elle est Roumanie sans pognon
Elle est guillotine pour les rois
Elle est plutôt comme toi et moi
Elle est pas médiatique je crois
Elle est pas politique bourgeois
Elle est paysanne au combat
Elle est partisane quand elle boit

Elle est ouvrière licenciée
Non c’est pas la fille du progrès
Elle est bandonéon métro
Elle est plutôt Manu Crado
Elle est nordique nord-africaine
Elle est un peu baltique aussi
Elle a des airs de statue grecque
Elle a des airs des Italies
Qu’on dirait Paris à Venise
Qu’on dirait Namur aux Marquises
C'est Gauguin qui peint la terre
Comme un pinceau vous dit mon frère

Mon Européenne c’est pas Bruxelles
Mon Européenne c’est pas Genève
C'est pas la thune tu marches ou crèves
Tu sais moi mon Européenne

Elle est pas Merkel ou Hollande
C’est pas la valse des propagandes
Des discours de haine au bistrot
Elle est roumaine dans les métros

Elle a pas un rond fin du mois
N’en déplaise au peuple bourgeois
Elle est pas Mercedes je crois
Elle est plutôt Grec au combat

Elle est Suédoise plans à trois
Elle est mon ardoise quand je bois
Elle est gréco-latine Germaine
Elle est Britannique quand elle traîne
Elle aime les bars elle aime la bière
Elle aime l’odeur du populaire
Elle est moitié louve moitié chienne
Elle est d’où qu’on aille d’où qu’on vienne

Elle est Barcelona corazon
Elle est Venise elle est Vérone
C’est pas la boursière de London
C’est l’enfer de Babylone
Elle est Cherbourg Saint-Pétersbourg
Elle est toutes les putains d’Hambourg
Elle est Russie américaine
Tu sais moi ma République haine

Elle est polka dans les métros
Elle est Gyps
y elle est Django
Elle est pas ghetto à Calais
Elle est pas règne du billet
Elle est Flamenco sous Franco
Elle a le sourire du prolo
Elle est p’tit matin au bistrot
Elle a la gueule Greta Garbo
Elle est accordéon sanglot
Elle est accorde-moi un tango
Elle a la beauté Ukrainienne
Tu sais moi mon Européenne
C’est pas Bruxelles c’est pas Genève
C’est pas la thune tu marches ou crèves
C’est pas c’qui passe dans les radios
C’est pas c’qu’on lit sur tes réseaux

Elle est Allemande elle est Anglaise
Elle est Flamande elle est Française
Elle est Bulgare elle est Slovaque
Poing levé contre la matraque
Mon Espagnole mon Italienne
En farandole mon Européenne
Elle est L
ettonne elle est Hongroise
Elle est Wallonne elle est Liégeoise
Elle est baltique elle est bohème
Ma
Bolchevique ma Norvégienne
Elle est d’Athènes elle est Danoise
Elle m’fout la trique ma Suédoise
Elle est latine anglo-saxonne
Puis souvent c’est vrai qu’elle est conne
Elle est continent vieille histoire
Elle est souvent sur des comptoirs

Elle est Galloise elle est Gauloise
Elle sait surtout m’laisser l’ardoise
Elle est révoltée polonaise
Elle a le sang nord-irlandaise
Elle est statue gréco-romaine
Tu la verrais mon Européenne
Ma Vénus à moi quand j’la traîne
Plus que tout mon Européenne

Qu’elle soit Chinoise ou Japonaise
Elle peut même être Américaine
De Saïgon de Tian’anmen
Tu sais moi mon Européenne
Elle peut venir de toutes les terres
Tant qu’elle me chante des missionnaires
Ouais c’est sûr elle a pas d’frontières

Elle a le corps d’la Terre entière !».

(Mon Européenne, Saez, 2017)

au mégaphone dans l'assemblée

Je me balade pour les grandes surfaces,
la carte bleue dans la chatte !

//// j'ai pas assez mais il faut payer ////

je cours au gré des accessoires,
des conneries
illimitées.

J'ACCUSE.

(grazie, Saez)

Wind owes me

Le mie finestre si riaffacciano
dal precipizio dei sogni,
ogni
finestra che ho aperto
è ancora aperta, aperta
a perdita d'occhio e di piede.

Mi siede davanti, la finestra
bianca della camera da letto,
quella con le tende e la cassa bianca
dove mi sedevano
le mani che mi amavano,
mi sedevano così,
davanti al mondo, sotto,
che passava con frastuono di motore,
mi sedevano davanti al vento, mulinare di foglie, e
wrooooom, senti il tuono, bimba,
e adesso conta, quanti secondi,
uno, 'ue, tle, 'uatlo, ci'que, se...
Vazam ! Il lampo !
Vedi, si avvicina, si avvicina, il temporale...

E il tempo-male si avvicinava, e anche il tempo-bene,
come tuono e lampo.

Mi guarda dall'alto, in piedi, la finestra porta,
che porta sul giardino,
su mamma Magnolia e sul profumo
di pasta al sugo,
la finestra che ho guardato adolescente,
con occhi innamorati
del sole che entrava ad accenderli,
con occhi pieni di neve
a tracciar vene di vita,
con occhi di desideri
con le ali troppo grandi
e goffe,
con occhi miopi,
visionari,
con occhi sfilacciati che non potevano
più distinguere il giardino,
con gli occhi di chi parte
e non torna più.

Della finestra della casa a schiera
mi ricordo che ne è valsa la pena,
che ne è valsa la piena,
della caccia alle zanzare,
della caccia al tesoro
di un puzzle di noi,
dei panni stesi insieme,
la stanza di ogni
metamorfosi.
Mi ricordo che bisognava
chiudere le persiane
perché non ci vedessero
fare l'amore :
la nostra indecente
felicità
avrebbe oltraggiato i passanti.

Poi c'è la finestra di Parigi,
quella della pioggia
che fertilizza un cuore nuovo,
che ci porta sul tetto
sotto il sole di marzo,
la finestra che mi ha visto correre
giù dalle scale,
cosciente come mai
che tutto
tutto è fuori.

Ma Only è per me
la città dalle troppe finestre.
Ne avevamo una bellissima,
proprio sopra il nostro letto,
il sole d'inverno ci ha tenuti al caldo,
lo spazio profondo e fragile
di qualche mattino.
Poi, quando le linee di fuga
han cominciato a girare,
un volteggiare di tornado,
di buco
nero come un buco nella tela
della vita cullata,

e un richiamo

la finestra

la mia testa

fuori, sotto la pioggia,
a mischiare le lacrime,
a farle cadere,
le ho fatte cadere
al posto mio.

E il mio posto sfumava, ancora,
svuotavo un'altra stanza,
un'altra finestra
che non posso più chiudere,
solo ricordare
in un ricordo in cui la guardo,
dalla strada
come un passante.

Ho una nuova
finestra provvisoria,
con vista
sui piccioni ben nutriti
e i tetti del centro.
La mattina mi sussurra
scrivi ! Vivi ! Scrivi ! Vivi !

Io la ringrazio ma cerco un vento,
uno strato di necessità,
una velocità senza la quale
nessun contenuto,
nessuno stile,
nessun fascino di vita
sarà possibile. 

E ancora, conto i secondi,
tra il tuono e il lampo,
come se le mani amate
potessero ancora sentirmi.

lunedì 7 agosto 2017

"je m'enlise"

"Je suis dans quelque-chose et après il n'y a plus aucune continuité, ça n'existe plus ni avant ni après. Je vois des choses qui n'existent pas et qui sont pour moi plus réelles que tout le reste, des gens qui apparaissent et qui disparaissent en tornade. Il y a des choses que je ne peux pas faire. C'est lorsque tout devient imaginaire, il n'y a plus de jour, il n'y a plus de nuit".

memento

"Il senso di colpa e il dolore sono le peggiori prove,
le peggiori
giustificazioni"

Y, who wanted me to finally become Nietzschean      

gatto e dopo

così adesso mi si potrà finalmente processare
per Alto Tradimento.
e non importerà niente a nessuno il dettaglio
che io ci credessi davvero, nella nostra avventura, e che fosse
necessariamente poetica,
come dicevi tu.
non importerà a nessuno - e tanto meno a te -
la miserrima precisione che io ci creda ancora.

capisco che non si possa capire
che tu non mi possa più captare,
l'autre-langue è stata
disattivata.

non potrai mai più fidarti di me.
nessuno.

nessuno si fida più di me.
tutti mi portano
questa collera sotterranea come una falda acquifera
avvelenata,
tutti hanno qualcosa da perdonarmi
e non lo faranno,
o, se lo faranno,
il debito immenso mi sarà rimesso, e
rimesso in eterno,
rimesso davanti agli occhi, sempre,
io messa e rimessa nell'orbita
del buco nero di magnanimità e generosità
di chi mi ama e me lo inietta
sul mercato,
un'inflazione spaventosa, impossibile
poter offrire un contro-
o un contro-dono.

tutti mi mettono alla prova,
prova dopo prova
io provo e non posso
superarne nessuna,
oggi
ogni apparente redenzione
è una finta, una sosta, una tregua
soltanto posata,
come la vittima spossata
del gatto
che finge indulgenza.

ma l'agonia della vita
non è ancora finita.

martedì 13 giugno 2017

Lupo


Ti scrivo mentre non sai che
ti scrivo e forse non saprai,
non so dove sarai,
domani,
ti scrivo mentre le tue mani
fabbricano l'ultima
sigaretta-più che non è mai
l'ultima, forse

ti scrivo della tua prossimità
e della mia nella distanza
ti scrivo della stanza
che sarà presto deserta,
sognata poi disabitata,
abbandonata, anche

ti scrivo perché il tuo respiro
entra ancora nel mio naso
sotto forma di fumo
sotto forma di “fummo”,
e poi non fumo più.

Ma soprattutto ti scrivo
mentre ti sento e ti ricordo,
mentre le mie mani
fabbricano il tuo fantasma al presente,
ti scrivo mentre ti stringo
ti stringo a me, nel ventre
della tempesta
con la mente.

Ti scrivo perché non posso
schivarti,
scarico
il mio fucile di addii
sul nostro amore ancora vivo,
ratatatatatatatatata
io
mi prendo tutti
i proiettili.

Sei a qualche centimetro da me,
alla mia destra,
fumi e leggi, non parli,
io saprei che sei tu,
saprei che sei tu
tra mille, e tra mille anni.

Ti guardo con la periferia degli occhi,
ti faccio un ritratto astratto,
un ritratto distratto e concentrato
come se fosse l'ultimo.
Ma non sarà l'ultimo.
Ti scrivo che ti scriverò,
che non ho finito,
che non ho mai finito,
che non ho finto
questo amore distratto,
astratto e concreto
come fosse un mostro,

bello

come fosse il nostro.

giovedì 8 giugno 2017

dopoguerra

bisogna imparare
a restare all'erta
nella profonda tristezza,
a ringraziare chi parte
e quando si parte
a portare nel mondo chi resta.

domenica 21 maggio 2017

wannacry

il tramonto è sempre stato
un invito trascurato,
un dovere morale
che rimando
male,

io non tramonto,
rimango,
mentre il morale
crolla,
mentre l'amore
perde il
mare,

e resta O,
et son histoire, oh oh,

e wannacry, today,
c'ho l'ironia dell'hacker,
derubo l'NSA,

i wannacry, you say,
divento un homo sacer,
ti lascio au mois de mai,

mai mai mai-
non lasciarmi ma -

may day may day,
a malware was detected,
can't stand the pain,
our world was deconnected

may day may day
non c'è niente to say,

precipito a picco
a piccole dosi,
come un tramonto
o come un virus,
usami, mon ami,
finché siamo ancora

amo, ancora,

wannacry, today,
è l'effetto della traversata
di questa frontiera,
mi sono abituata eppure
era viva, era bufera,
le montagne sono onde
immonde di terra,
di mondo,
wannacry, mi sfondo
le vene di endo-tristezza,
ma porca miseria,

cinque anni di ricordi
non bastano per dare materia
neanche a mezza
giornata in più. 

e tu e tu,
wannacry,
non mi dirai
nel blu
accecante del pianeta,
i tuoi occhi wannacry,
non c'è scampo,
mi hai piratato
il sistema sentimentale,
io me ne vado ma
son da buttare
ammare,
da riprogrammare,
c'è un errore nello script,
ho sbagliato una formula
mi son persa una patch,
mi son persa un pezz
e ora

wannacry mi divora
in questo arrachement inumano,
uccido e mi sgocciola in mano
sangue caldo, non muore,
il mio amore per te.







  









elezioni (primo mai)

I giorni inseguono la pioggia,
ruotano, come le lacrime
e i sorrisi.

The cruellest month
è di nuovo sorto
e di nuovo spento,
e maggio non riesce
a fare primavera.

I giorni spargono la pioggia,
cadono,
di sera decido
che mi suicido
ma non mi stacco,
il davanzale mi tiene,
metto la testa sotto la pioggia,
sgocciolo
sgocciolo dal terzo piano
sul marciapiede.

E allora.

Bisognerà aspettare,
ci sono le elezioni,
bisognerà cantare
per strada le canzoni

dell'uomo che resiste
malgrado il salariato,
anticapitaliste,
nessuno sia intonato,

bisognerà gridare
né patria, né padroni,
la giovinezza è stare,
potenti come tuoni

e sogni -
ogni
cosa

attende
chi la
osa.

Mi cuce
nelle
ossa
la prossima
mia
mossa.

La foto è mossa.
La folla sembra sfilare sotto una pioggia moderata
e moderata rabba
sul ponte della Guillotière.

mercoledì 26 aprile 2017

Caro daimon,

è da tanto tempo che non ti parlo.
Ho voluto dimenticarti.
Non ho più saputo scrivere.
Sono quasi morta.
Sai, comincia dalle dita, si paralizzano dal freddo e poi si gelano
blu, blu,
e poi si stancano e poi si
staccano, una
per una,
dieci.
C'è una Cosa che si muove sul fondo, penso che mi annienterà,
e allora scappo, no, sto immobile
non posso scrivere, posso solo
dormire e fingere
calma.
Nessuno sapeva che la Cosa avrebbe cominciato la caccia.
Dentro.
I pirati non mi avevano avvisato.
Troppo in fondo.
Tutta la mia commedia della vita e affini,
finisce
tutta la mia commedia si è svuotata, è solo cartapesta, ora.
Non so più quando sono vera e quando sono finta.
I due poli sono implosi.
Sono stata tante cose, oggetti usa e getta, mi sono usata e gettata,
io per prima, gli altri soltanto perché
non gli ho lasciato altra scelta.
La Cosa dà la caccia a tutte le cose usa e getta che sono stata.
Io le ho chiamate "amore", queste cose.
E le piango, queste cose-amore, da morire.
La Cosa non usa e non getta.
La Cosa desidera e assorbe. La Cosa trasforma.
La Cosa è un chrone che ho generato io stessa, per slancio eccessivo di vita,
e che non controllo.
La cosa non ha morale alcuna, e un tempismo pessimo.
La Cosa è spietata.
Vuole che je entri in mutazione. Adesso. Stanotte.
Vuole che je si liberi, cambi pelle, diventi migliore.
Un autre.
La Cosa è il sillogismo invincibile di un incontro.
L'incontro di due contres, la Cosa provoca la morte e cambia la vita.
Non può aspettare. Non può stare ferma.
Il movimento è la sua natura, il suo vif.
Io sto immobile. Per sfuggirle.
Quasi muoio. Ma non posso.
La Cosa mi trova, sente l'odore del sangue
che scorre encre,
sente l'odore dei sogni che ho avuto e in cui
non ho più voluto
credere.
La Cosa vuole prenderli.
Animarli.
Altre illusioni, altro dolore,
altre eruzioni e terremoti,
insomma altra vita
altra vita umana,
questo la Cosa vuole
da me
adesso,
questo la Cosa avrà

non ho scelta, la Cosa ha scelto
per me
il coraggio e la rivolta
contro thanatos,

e noialtri,
mio daimon,
si dovrà uccidere
deludere
si dovrà morire
abbandonare
partire,

per vivere
- non per esistere,
non per sopravvivere,
per vivere

perché vivere

si dovrà.

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