C'è un momento in cui finisci di piangere
ed è ancora mattina,
è il tempo in cui puoi ancora capire
e pungere la vita
come vespaorchidea.
Finisci di piangere e guardi le nuvole
nelle finestre riflesse
rifletti anche tu, i tetti rossi
la città aerea,
furtiva.
È furtiva questa
malinconia grande,
larga, assolata,
illumina tutto, si nutre
del brutto lutto tetro
che mi scrive
all'orlo degli occhi
"ecco, sei stata felice".
La malinconia, farfalla gigante,
batte lenta, lenta,
mostruoso cuore, e trasforma
la forma del lutto diventa
coscienza di mondo,
Ah, mondo !
Finisco di piangerti,
che nei manicomi nascondi
i simili miei,
ah, mondo,
finisco di tutto volerti
imparare, le tue rughe infinite,
ferite,
la traccia che Gaia si porta
scolpita di noi.
Antropocene, la chiamano
questa epoca nuova,
geo-biologia imprevista
presa alla sprovvista,
trafitta, tradita
dalla razza nostra,
che esplode bombe,
estingue semi,
prosciuga di mari le voci,
plastifica i fiumi
depreda le terre
un tempo fiere e feroci,
schianta le storie dei campi
perché si allevino
gamberi,
e si schiatti di fame.
Andiamocene, un grido strozzato,
mi sorge nel petto.
E come Rimbaud vorrei dire
"je est un autre", poveretto,
il piccolo "io" s'era illuso
d'essere tutto o qualcosa,
e invece si sfalda, si sfonda,
respinge la vista angosciosa,
la vita
gli è troppo impetuosa,
"che crepi ! verranno degli altri !",
vorrei poter dirlo, Rimbaud !
Un ultimo orgoglio affilato !
E invece, nel cuore assetato
continuo l'inganno di essere
io, in vita con voi,
senza sfizio di volo,
né capriccio di pianto,
ancora sul prato, Rimbaud,
ancora soltanto
un po'.
ucronista

- iskariel
- Paris, France
- Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...
tempi persi
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