Ti scrivo mentre non
sai che
ti scrivo e forse
non saprai,
non so dove sarai,
domani,
ti scrivo mentre le
tue mani
fabbricano l'ultima
sigaretta-più che
non è mai
l'ultima, forse
ti scrivo della tua
prossimità
e della mia nella
distanza
ti scrivo della
stanza
che sarà presto
deserta,
sognata poi
disabitata,
abbandonata, anche
ti scrivo perché il
tuo respiro
entra ancora nel mio
naso
sotto forma di fumo
sotto forma di
“fummo”,
e poi non fumo più.
Ma soprattutto ti
scrivo
mentre ti sento e ti
ricordo,
mentre le mie mani
fabbricano il tuo
fantasma al presente,
ti scrivo mentre ti
stringo
ti stringo a me, nel
ventre
della tempesta
con la mente.
Ti scrivo perché
non posso
schivarti,
scarico
il mio fucile di
addii
sul nostro amore
ancora vivo,
ratatatatatatatatata
io
mi prendo tutti
i proiettili.
Sei a qualche
centimetro da me,
alla mia destra,
fumi e leggi, non
parli,
io saprei che sei
tu,
saprei che sei tu
tra mille, e tra
mille anni.
Ti guardo con la
periferia degli occhi,
ti faccio un
ritratto astratto,
un ritratto
distratto e concentrato
come se fosse
l'ultimo.
Ma non sarà
l'ultimo.
Ti scrivo che ti
scriverò,
che non ho finito,
che non ho mai
finito,
che non ho finto
questo amore
distratto,
astratto e concreto
come fosse un
mostro,
bello
come fosse il
nostro.
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