La nausea va d'accordo con la lancetta che conta
i fallimenti.
Sembra un graffio sincopato,
e io non voglio più niente.
Non voglio
presente, futuro,
non voglio redenzione, non voglio medicine, non voglio consolazione,
non voglio ricostruzione, non voglio cibo, non voglio sorrisi,
non voglio amore, non voglio pace,
non voglio lucidità, non voglio essere ragionevole,
non voglio capire, non voglio accettare,
non voglio dimenticare, non voglio stare bene,
non voglio s-t-a-r-e b-e-n-e.
Se fosse così facile raccontartelo.
Se fosse così facile ti direi...
Alla fine ho sempre freddo,
e non posso cucirmi addosso una coperta di parole.
Ieri notte il parco era un buio, era un buco nero, che portava via passi, lacrime e grida,
ma non mi ha lasciata uscire. Mi ha fermata dentro di lui, come un incantesimo, potevo correre fino alla fine del fiato e delle vertigini, ma solo entro i suoi limiti. Non oltre. Non gli ho chiesto perchè. Forse, sai, forse si ricordava di me piccola, ed era preoccupato. Io ero arrabbiata con la sua forza cieca, ma poi mi sono arresa, e mi sono fermata, e ho orbitato nel suo vortice finchè ha voluto, finchè non mi ha rotolata verso casa. Ero così fuori posto, tra i tifosi in festa, ero così stonata, e mi ha fatto male, mi ha fatto tanto male, sai, io forse non sono abbastanza dura per sopportare la mia dissonanza. Può capitare. Tu mi parli dei poteri miracolosi del Tempo, io vorrei parlare dei denti. Affilati. Della Fine. E vorrei parlare di stanotte, e di domani, e di domani notte e di dopodomani...
Non voglio. Non voglio più. Ogni impulso vitale mi scava nella carne una ferita più profonda, ogni senso, ogni motivo per non arrendermi, è peggiore (perchè più subdolo e costruito e viscido) di qualsiasi resa.
E allora, io lascio.
Io mi arrendo, e tu riderai e mi prenderai in giro, perchè non mi crederai, ma io mi arrendo davvero, mentre tu ridi, mi prendi in giro e non mi credi, io tolgo la vita da dentro, piano, gradino dopo gradino, la prosciugo da dentro, perchè non ne voglio più, perchè è abbastanza,
perchè il gioco ha perso la sua leggerezza.
ucronista

- iskariel
- Paris, France
- Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...
domenica 23 maggio 2010
domenica 16 maggio 2010
ai minimi termini
ecco, adesso spiegatemi.
cioè, come procedono le cose intendo.
qualcuno mi saprebbe?...L'assurdo, dicevamo.
Ecco.
qualcuno per caso sa dirmi come...come ci si...abitua?
all'assurdo, dico.
cioè, io dovrei saperlo bene, in realtà,
vanto lunga esperienza nel campo.
e ochèi. è quella roba lì. nessun senso, spietato, improvviso, e ochèi. ma...
ecco, questo, questo assurdo qui è...di una specie nuova.
è un assurdo ai minimi termini,
ridotto all'osso, scialbo e grottesco.
è un assurdo banale che più banale non si può,
banale che fa ridere, ridere, ridere di gusto mentre il cuore ti rotola fuori con il resto.
davvero, fa ridere.
ecco: la cantatrice calva. ionesco, oh, eugène,
grazie, ma certo,
tu sì che l'avevi sentito, questo assurdo.
Assurdo del tipo "è sconveniente", del tipo "la verità sta nel mezzo",
mioddio, sì, eugène, quel che ridere suicidiamoci subito che è meglio,
quello è l'assurdo che intendo.
eheheheheh ecco è l'assurdo grigiastro
dei sentimenti rotti,
umano troppo umano non sapersi vedere nè sentire,
umano troppo umano
"i rapporti umani scadono di fronte alle Religioni", citazione al contrario.
Questo assurdo
che fa cozzare le voci una contro l'altra, ogni lettera rattrappita,
questo assurdo
che poi è rumore che nemmeno spera più di Dire,
questo assurdo
che suona ti amo ma addio,
che suona ti amo ma stammi lontano,
ecco, questo, eugène,
mi strazia ora, e io, io come vedi non dormo
e rischio seriamente la follìa, eugène, come si fa,
come si fa a sentire i propri stessi pensieri con ripugnanza
e david, david come si fa ad accorgersi dell'errore globale
e poi...
poi ANDARE AVANTI, MIODDIO!
io non so se ce la faccio, veramente, o mi libero di me o...oppure io...
aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh!!!!!
basta, basta, basta.
non si esce, non si esce mai,
ma io non sono adatta,
perchè, perchè devo stare così?
perchè ho qualche lunatic ostinato in my head
che non mi lascia mai in pace?
in pace, in pace vorrei stare.
akuna-matata.
senza pensieri.
la tua vita sarà.
chi vorrà vivrà.
in libertà.
akuna-matata.
con timon e pumba che ballano e mangiano vermoni cicciotti e blu e tutto il resto.
e invece no, invece no, maledetti dei,
non poteva essere così semplice.
mi avete fatta per non credere in voi e per complicare le cose.
complicare-le-cose.
ecco il mio ruolo nel cosmo. grazie.
oh, che ridere, che ridere, che ridere,
non cambierà mai nulla.
ora potrei uscire
e andare alla stazione centrale
e vedere se per caso stanotte un treno va a parigi.
vediamo un po'. oh, guarda, ce n'è uno alle 6:40.
metto qualche vestito in uno zaino, mi copro bene perchè è maggio ma pare gennaio,
esco, prendo la macchina, arrivo in centrale, parcheggio,
compro il biglietto ed eccomi su un Eurocity per Paris,
(perchè il TGV invece è più tardi).
e poi?
e poi, e poi, mica posso sapere tutto. fai delle domande stupide!
(oh, ancora la cantatrice!!!)
ma non lo farò, questo è il punto.
e perchè?
perchè sono troppo stanca, ho troppo freddo, e una volta là non saprei come trovarmi una tana.
(dove mi s'appresta una tana?).
essenzialmente, questi son i miei nobilissimi motivi per restare.
ma dov'è la grandezza, in tutto ciò? dov'è, il mio animo fiero?
dov'è, il Volo?
nulla, non resta nulla,
l'ideale è lontano e io sono patetica e goffa,
saltello buffamente dietro al mio destino,
all'albatros hanno tagliato via le ali,
e gli hanno messo una catena al collo,
ed è pure zoppo,
che fatica che fa, e mica si può fermare,
povero albatros, fa tanto ridere...
oh, che ridere, che ridere, che ridere...
cioè, come procedono le cose intendo.
qualcuno mi saprebbe?...L'assurdo, dicevamo.
Ecco.
qualcuno per caso sa dirmi come...come ci si...abitua?
all'assurdo, dico.
cioè, io dovrei saperlo bene, in realtà,
vanto lunga esperienza nel campo.
e ochèi. è quella roba lì. nessun senso, spietato, improvviso, e ochèi. ma...
ecco, questo, questo assurdo qui è...di una specie nuova.
è un assurdo ai minimi termini,
ridotto all'osso, scialbo e grottesco.
è un assurdo banale che più banale non si può,
banale che fa ridere, ridere, ridere di gusto mentre il cuore ti rotola fuori con il resto.
davvero, fa ridere.
ecco: la cantatrice calva. ionesco, oh, eugène,
grazie, ma certo,
tu sì che l'avevi sentito, questo assurdo.
Assurdo del tipo "è sconveniente", del tipo "la verità sta nel mezzo",
mioddio, sì, eugène, quel che ridere suicidiamoci subito che è meglio,
quello è l'assurdo che intendo.
eheheheheh ecco è l'assurdo grigiastro
dei sentimenti rotti,
umano troppo umano non sapersi vedere nè sentire,
umano troppo umano
"i rapporti umani scadono di fronte alle Religioni", citazione al contrario.
Questo assurdo
che fa cozzare le voci una contro l'altra, ogni lettera rattrappita,
questo assurdo
che poi è rumore che nemmeno spera più di Dire,
questo assurdo
che suona ti amo ma addio,
che suona ti amo ma stammi lontano,
ecco, questo, eugène,
mi strazia ora, e io, io come vedi non dormo
e rischio seriamente la follìa, eugène, come si fa,
come si fa a sentire i propri stessi pensieri con ripugnanza
e david, david come si fa ad accorgersi dell'errore globale
e poi...
poi ANDARE AVANTI, MIODDIO!
io non so se ce la faccio, veramente, o mi libero di me o...oppure io...
aaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh!!!!!
basta, basta, basta.
non si esce, non si esce mai,
ma io non sono adatta,
perchè, perchè devo stare così?
perchè ho qualche lunatic ostinato in my head
che non mi lascia mai in pace?
in pace, in pace vorrei stare.
akuna-matata.
senza pensieri.
la tua vita sarà.
chi vorrà vivrà.
in libertà.
akuna-matata.
con timon e pumba che ballano e mangiano vermoni cicciotti e blu e tutto il resto.
e invece no, invece no, maledetti dei,
non poteva essere così semplice.
mi avete fatta per non credere in voi e per complicare le cose.
complicare-le-cose.
ecco il mio ruolo nel cosmo. grazie.
oh, che ridere, che ridere, che ridere,
non cambierà mai nulla.
ora potrei uscire
e andare alla stazione centrale
e vedere se per caso stanotte un treno va a parigi.
vediamo un po'. oh, guarda, ce n'è uno alle 6:40.
metto qualche vestito in uno zaino, mi copro bene perchè è maggio ma pare gennaio,
esco, prendo la macchina, arrivo in centrale, parcheggio,
compro il biglietto ed eccomi su un Eurocity per Paris,
(perchè il TGV invece è più tardi).
e poi?
e poi, e poi, mica posso sapere tutto. fai delle domande stupide!
(oh, ancora la cantatrice!!!)
ma non lo farò, questo è il punto.
e perchè?
perchè sono troppo stanca, ho troppo freddo, e una volta là non saprei come trovarmi una tana.
(dove mi s'appresta una tana?).
essenzialmente, questi son i miei nobilissimi motivi per restare.
ma dov'è la grandezza, in tutto ciò? dov'è, il mio animo fiero?
dov'è, il Volo?
nulla, non resta nulla,
l'ideale è lontano e io sono patetica e goffa,
saltello buffamente dietro al mio destino,
all'albatros hanno tagliato via le ali,
e gli hanno messo una catena al collo,
ed è pure zoppo,
che fatica che fa, e mica si può fermare,
povero albatros, fa tanto ridere...
oh, che ridere, che ridere, che ridere...
sabato 15 maggio 2010
Siberia
se solo sapessi strade salvifiche,
sicura scivolerei sulla sabbia,
sotto le sere senza speranza,
sotto le stelle sorde,
sotto i miei sogni scuciti.
sento secchi singhiozzi,
sono scosse sottili,
ma senza scampo,
e senza scampo scendo,
svenuta, sul soffio sfinito
di stremate sirene.
soltanto silenzi,
strillanti silenzi
squillano come sveglie spietate,
hanno squarciato il sonno,
hanno sgozzato il sonno,
hanno stregato il sonno.
salvami, scusami, salvami, scusami
sorella mia, stella stanca,
scendi,
siediti,
splendi,
stai qui,
sorridi senza singulti,
salvami, scusami, salvami, scusami,
scusami, mi sono sbagliata,
so che sei spenta da secoli.
ma senza stelle si scioglie il sole,
scheggie sottili s'insinuano sottopelle:
sepsi, setticemia, sangue sconvolto,
spirito a soqquadro.
Ho seguito una strada che si è srotolata
fino in Siberia.
Subito è scomparsa.
Sono sola,
ho sovvertito il sonno,
ho sanguinato il sogno.
sicura scivolerei sulla sabbia,
sotto le sere senza speranza,
sotto le stelle sorde,
sotto i miei sogni scuciti.
sento secchi singhiozzi,
sono scosse sottili,
ma senza scampo,
e senza scampo scendo,
svenuta, sul soffio sfinito
di stremate sirene.
soltanto silenzi,
strillanti silenzi
squillano come sveglie spietate,
hanno squarciato il sonno,
hanno sgozzato il sonno,
hanno stregato il sonno.
salvami, scusami, salvami, scusami
sorella mia, stella stanca,
scendi,
siediti,
splendi,
stai qui,
sorridi senza singulti,
salvami, scusami, salvami, scusami,
scusami, mi sono sbagliata,
so che sei spenta da secoli.
ma senza stelle si scioglie il sole,
scheggie sottili s'insinuano sottopelle:
sepsi, setticemia, sangue sconvolto,
spirito a soqquadro.
Ho seguito una strada che si è srotolata
fino in Siberia.
Subito è scomparsa.
Sono sola,
ho sovvertito il sonno,
ho sanguinato il sogno.
sabato 8 maggio 2010
io non scrivo poesia
io non scrivo poesia, io annaspo
nella sensazione di fondo di nausea
di estraneità, di impotente stupore, di vertigine
che mi dà l'esistenza.
annaspo nella farsa tragica di fantasmi
che mi fa correre incontro a Ionesco
gridando "Mon semblable! Mon frère!".
io non scrivo poesia, io annego.
perchè questo semblable e questo frère
non sono che un altro modo per dire
che non ho simile nè fratello,
solo un'altra parola
per la solitudine.
oggi il cielo mi prende in giro,
alleato con il sole:
il freddo che sento sembra solo mio,
niente armonia cosmica,
niente cosmo,
sconto la mia
individualità brutale.
ora esco e fingo di agire e di reagire,
ma i fili sono spezzati,
oggi io mi sono staccata.
nella sensazione di fondo di nausea
di estraneità, di impotente stupore, di vertigine
che mi dà l'esistenza.
annaspo nella farsa tragica di fantasmi
che mi fa correre incontro a Ionesco
gridando "Mon semblable! Mon frère!".
io non scrivo poesia, io annego.
perchè questo semblable e questo frère
non sono che un altro modo per dire
che non ho simile nè fratello,
solo un'altra parola
per la solitudine.
oggi il cielo mi prende in giro,
alleato con il sole:
il freddo che sento sembra solo mio,
niente armonia cosmica,
niente cosmo,
sconto la mia
individualità brutale.
ora esco e fingo di agire e di reagire,
ma i fili sono spezzati,
oggi io mi sono staccata.
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