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Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

domenica 27 aprile 2008

KuNdErA

L'idea dell'eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell'imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all'infinito! Che significato ha questo folle mito?
Il mito dell'eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un'ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza, non significano nulla.
Nelle lingue che formano la parola "compassione" non dalla radice "sofferenza" (passio) bensì dal sostantivo "sentimento", la parola viene usata con un significato quasi identico, ma non si può dire che indichi un sentimento cattivo o mediocre. La forza nascosta della sua etimologia bagna la parola di una luce diversa e le dà un senso più ampio: avere compassione (co-sentimento) significa vivere insieme a qualcuno la sua disgrazia, ma anche provare insieme a lui qualsiasi altro sentimento: gioia, angoscia, felicità, dolore. Questa compassione designa quindi la capacità massima di immaginazione affettiva, l'arte della telepatia delle emozioni. Nella gerarchia dei sentimenti è il sentimento supremo.
MUSS ES SEIN? ES MUSS SEIN! ES MUSS SEIN!
A differenza di Parmenide, per Beethoven la pesantezza era a quanto pare qualcosa di positivo. Pesantezza, necessità e valore sono tre concetti intimamente legati tra loro: solo ciò che è necessario è pesante, solo ciò che pesa ha valore.
Ma non è forse giusto il contrario, che un avvenimento è tanto più significativo e privilegiato quanti più casi fortuiti intervengono a determinarlo? Soltanto il caso può apparirci come un messaggio. Ciò che avviene per necessità, ciò che è atteso, che si ripete ogni giorno, tutto ciò è muto. Soltanto il caso ci parla. Cerchiamo di leggervi dentro come gli zingari leggono le immagini formate dai fondi del caffè in una tazzina.
Non certo la necessità, bensì il caso è pieno di magia. Se l'amore deve essere indimenticabile, fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze, come gli uccelli sulle spalle di Francesco d'Assisi.
Si rendeva conto di appartenere ai deboli, al campo dei deboli, a una nazione di deboli, e che sd essi doveva essere fedele appunto perchè erano deboli e boccheggiavano a metà delle frasi. Era attratta da quella debolezza come da una vertigine. Ne era attratta perchè si sentiva lei stessa debole.
Il tempo di un cane non è una linea retta, non si muove sempre in avanti, da una cosa alla successiva. Si muove in circolo, come il tempo delle lancette dell'orologio, le quali appunto non corrono come folli in avanti, bensì ruotano tutt'intorno al quadrante, un giorno dopo l'altro lungo lo stesso percorso. Bastava che comprassero una sedia nuova o cambiassero posto a un vaso di fiori, e Karenin lo registrava con risentimento. Disturbava il suo senso del tempo. E' come se le lancette si trovassero continuamente spostati i numeri del quadrante.
La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza, e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare ad essa. Ci si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancor più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso.
Ancora una volta gli uccelli delle coincidenze si erano posati sulle sue spalle. Aveva le lacrime agli occhi ed era immensamente felice di sentirlo respirare accanto a sè.
Capivano perfettamente il significato logico delle parole che si dicevano, ma non sentivano il mormorio del fiume semantico che scorreva in quelle parole. (...) Fintanto che le persone sono giovani e la coposizione musicale della loro vita è ancora alle prime battute, essi possono scriverla in comune e scambiarsi i temi, ma quando si incontrano in età più matura, la loro composizione musicale è più o meno completa, e ogni parola, ogni oggetto, significano qualcosa di diverso nella composizione di ciascuno.
E in quell'istante desiderò, in maniera confusa ma intensa, una musica vastissima, il rumore assoluto, il frastuono bello e allegro che abbraccia ogni cosa, che inonda e assorda, e nel quale scompariranno per sempre il dolore, la vanità e la vacuità delle parole. La musica era la negazione delle frasi, la musica era l'antiparola!
Il corpo scosso dai singhiozzi, abbracciava l'albero come se non fosse un albero ma il padre che aveva perduto, il nonno che non aveva conosciuto, il bisnonno, il trisavolo, un uomo infinitamente vecchio giunto dalle più lontane profondità del tempo per offrirle il suo viso nelle sembianze della ruvida corteccia di un albero.
Si girò verso di lui. Ma Tomàs taceva, gli occhi fissi sulla strada davanti a sè. Lei era incapace di superare la barriera di silenzio che si ergeva tra loro. Perse il coraggio di parlare. (...) Aveva i crampi allo stomaco e voglia di vomitare. Tomàs le faceva paura. Era troppo forte per lei, e lei era troppo debole. Le dava ordini che lei non capiva. Lei cercava di eseguirli, ma non ne era capace. (...) Aveva voglia di morire.
Era distesa nel suo letto e lui le stava accanto, persuaso dentro di sè che lei fosse un bambino deposto da qualcuno in un cesto e inviatogli sul filo della corrente.
Coloro che venivano accusati rispondevano: Noi non sapevamo! Siamo stati ingannati! Noi ci credevamo! Nel profondo del cuore, siamo innocenti!
Tomàs è ossessionato dal desiderio di scoprire e di impadronirsi di quel milionesimo e ritiene che in ciò risieda il senso della sua ossessione per le donne. Non è ossessionato dalle donne, ma da quello che in ognuna di esse c'è di inimmaginabile, in altre parole, è ossessionato da quel milionesimo di diversità che distingue una donna dalle altre donne.
Le metafore sono pericolose. L'amore comincia con una metafora. In altri termini: l'amore comincia nell'istante in cui la donna si iscrive con la sua prima parola nella nostra memoria poetica.
Poi, rivolgendosi agli immaginari microfoni nel muro disse forte: " Signori, come sempre in occasioni analoghe desidero incoraggiarvi nel vostro lavoro e ringraziarvi a nome mio e degli storici futuri".
Soltanto nella prospettiva di questa utopia sarebbe possibile usare a pieno diritto i concetti di pessimissmo e di ottimismo: l'ottimista è colui che crede che la storia dell'umanità sarà meno insanguinata sul pianeta numero cinque. Il pessimista è colui che non lo crede.
E sa che avrebbe abbandonato in qualsiasi momento la casa della sua felicità, che avrebbe abbandonato in qualsiasi momento il suo Paradiso dove vive con la ragazza del sogno, che avrebbe tradito l'"Es muss sein!" del suo amore per andar via insieme a Tereza, la donna nata da sei ridicole coincidenze. E intanto sedeva sul letto e guardava la donna distesa al suo fianco che gli stringeva la mano nel sonno. Sentì per lei un amore inesprimibile. In quel momento il suo sonno doveva essere molto leggero, perchè lei aprì gli occhi e lo guardò sbigottita. "Che cosa guardi?" gli chiese. Lui sapeva che non doveva svegliarla, ma ricondurla nel sonno; cercò quindi di risponderle con parole che facessero nascere nella sua mente l'immagine di un nuovo sogno. "Guardo le stelle" disse. "Non mentire, non guardi le stelle, guardi in basso". "E' perchè siamo in aereo. Le stelle sono sotto di noi." rispose Tomàs. "Ah, in aereo" disse Tereza. Strinse ancora più forte la mano di Tomàs e si riaddormentò. Tomàs sapeva che Tereza ora stava guardando giù attraverso l'oblò di un aereo che volava alto sopra le stelle.

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