ucronista

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Paris, France
Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

domenica 17 novembre 2019

Dimentica i morti

Dizionario della psicoanalisi,
vedi alla voce :
Altro.
Esterno ed anteriore al Soggetto,
da sempre già
superato.
Dizionario delle date senza
ritorno,
dizionario delle catastrofi
e dei compleanni scordati.
Vedi alla voce :
life is so long.

Ma il giorno dei morti
in realtà non finisce,
mi slega, dissipa ancora,
non so se ricordo,
so che comunque porto,
nell'aperto i vostri nomi,
il vibrare che lasciaste,
papà, Pico, 
non so se vi riaccordo,
ma senza sosta vi rammendo,
voi che abitate lo strappo,
voi generosi di vertigine
di tempo e di spazio
senza di voi,
cari, eterni,
dannati amati oggetti interni.

Tutta la distanza
il divenire,
il gioco dell'emigrazione,
lo scomparire,
vivere in fondo è solo questo,
scordare i morti,
"it goes on" diceva Frost,
non si può stare
sulla collina tra le tombe,
non puoi tornare,
non hai mai tempo, devi andare,
devi riuscire

-

Ma tutto questo è solo un sogno,
amati morti,
i miei ricordi sono vivi,
ho il cuore solo pieno
del vostro vuoto. 







giovedì 26 settembre 2019

Montale mi aveva detto

Accade giungano, rimangano è raro, ma accade. Può darsi lontananza secca, altro dirsi comprendo. Assente manifesta astuzie, intendo, insisto mai, sempre al trapano resiste. Era. Presidiano strani domestici. Pareva, era...Ignoro. Destino trabocca, oppure di me tutto ignoro.

lunedì 23 settembre 2019

A.


Nel luogo più fragile incontro
mio padre, mio figlio e il mio uomo,
nessuno di loro è reale
nessuno è più vero
di loro.




domenica 2 giugno 2019

Aria

Penso che ti chiamerò
"Toni Tout-fou",
come il pittore di muri
dai tratti furtivi.

Non era colpa dei riccioli :
li tagliasti ma resta
dell’infanzia folle
vivida gioia.

Tu sei d'aria,
anima nuova,
come non farsi toccare
dall'aria,
come non farsi portare,
se tu ridi forte e giochiamo al gioco
se ti respiro - non posso scappare.

Terra

Dormivi abbracciata
ad un kalashnikov,
combattente curda,
ora vorresti sparire.

E bevi una birra a Lione,
parliamo e piangiamo,
l'estate ci ha trovate
a tessere amicizia.

Anima antichissima,
ragazza di giada,
Non conosco ma sento
il fiume sottopelle,
sangue nero,
da distillare per farne
inchiostro.
Che cosa
stiamo scrivendo.

Porti il mio stesso nome,
ragazza acciaio,
portiamo questo destino di terra,
e una dolcezza affilata. 

sabato 30 marzo 2019

Calmo tutto così

Nella scrittura dell'amore adesso
ci sono fratture, rotture nei tasti,
crollano sotto il peso delle dita uno
dopo l'altro,
pianoforte vecchissimo si lamenta fino alla fine
delle note possibili.
Ricordo ricordo,
come legare tutto
stretto stretto,
fermo.
Così crolla l'amore,
con strepito d'acciaio, di ponte sgretolato.
Cede.
Crolla la struttura dell'amore,
in un deserto senza braccia, niente si apre,
solo si sente sete
niente
baci da bere.
Chiudo, chiudo, chi ha manomesso l'amore,
chi ha sabotato
l'amore, chi ha interrotto
il movimento chi,
che pace, muoio, che pace,
giace.
Tutto
così
calmo.

lunedì 25 marzo 2019

Tua madre

Quando sei nato, lei non era pronta, quando sei morto, lo era ancora meno.
Non capisco cosa pensavi di fare, con questi tuoi modi da ritardatario,
se non nascondere a tutti, beffardo,
il tuo anticipo tremendo.
Ci sei riuscito.
Tua madre invece è come me, in ritardo sincero
a tratti disperato
fa quello che può.
Ma la vedessi ora, papà !
Ah se vedessi Luisa, ora, questo capolavoro
centenario di potenza, autoironia e rivolta.
Se la vedessi, eremita, esploratrice, questa vecchissima,
luminosa adulta.
Spalancheresti gli occhi, "Mamma... Tu ?"
Splenderebbe di gioia.
Come saresti fiero !
  

lunedì 18 febbraio 2019

anar'

Ho svuotato muscoli
e riempito sinapsi,
ho perso
qualche altro decimo.
Rinunciato
alla nitidezza del dove,
rinunciato
a un orizzonte chiaro,
per vedere profondo
intuire l'oscuro.
Rinunciato anche a me
rinunciato anche a te
per parlare con i morti
nelle spaccature dei vivi,
o per bucare il mare nostro
e nuotare fino
a questo corpo che era umano
e adesso è un monumento
agli eroi spariti
che a loro volta hanno invocato dei
sperati invano nella stiva,
bestemmiati in una notte che i sopravvissuti
ereditano, trasmettono.
No, non recito più,
che è come dire che non faccio altro.
No, non sento più dolore,
non cedo alle passioni e non credo
che sarò mai capita.
Quindi resto buona,
non so più se so parlare,
ancora una lingua che non sia
questo francese di cortesia.
Quindi resto chiusa
dietro il vetro del metrò,
penso alle stelle come un pesce,
senza guardarle più.

Ma se oso ancora
sognare d'utopia,
è perché le ho fatto male,
e se scrivo ancora
l'inchiostro d'ucronia
è perché brucio le ore.
E poi fumo ideologia
perché non trovo amore,
e consacro all'anarchia
la mia ultima pulsione!
Per fottere la morte
che mi prende alle vene,
coltivo la rivolta
che mi viene ancora bene.
Mi strappo all'abbandono
a cui mi hai condannata
il giorno in cui ho creduto
che un po' mi avresti amata.
Abbandono è esporre un uomo
a un destino feroce,
è scucirlo dalla trama
di simboli e di voce
che tiene insieme il senso,
abbandono è vanità
di mondo,
è quando muore mio padre,
e l'oggetto da salvare
è violato e infranto.
Abbandono è esser lasciato solo
davanti al sovrano.
Se mi arrampico ancora
come edera velenosa
sulle pareti lisce della disperazione,
è per rivoltarmi finché ho vita,
è per esercitare
l'intelligenza della morte
contro l'indifferenza beota
della massa
e del suo tiranno.

lunedì 14 gennaio 2019

io e la casa

Io e la casa ci stiamo dicendo addio.
Sta accadendo piano, sento
che mi aggrappo ai mobili, al pianoforte stonato,
mi aggrappo al tavolo,
faccio cuccia del letto e sprofondo
nel suo centro, mi eclisso.
Non voglio perdere la casa.
Non voglio svuotarla di nuovo,
eppure accolgo
l'eco che risuona prima
dell'ultimo passo oltre la soglia.
Ho paura e dolore
di lasciare la casa,
sto con loro, ceniamo insieme.
Il gatto ci guarda e suggerisce,
cartografare territori,
riconoscere e trovare,
lui sa.
Se ci sei tu sarà casa,
se ci sono io, sarà casa.
Va bene. Capisco.
Io e la casa ci stiamo dicendo grazie.
L'ho tenuta al caldo e ho cucinato
cibi profumati,
le ho portato umani e felini, risate, pianti.
Piante, anche, ma il gatto le ha mangiate.
L'ho pulita ma le ho lasciato
una coperta di polvere, protegge
i nascondigli, attutisce
gli spigoli.
Al gatto piace
la polvere sul muso,
e a me fa clessidra, fa traccia di tempo.
Ma la più generosa è stata lei.
La casa mi ha presa e ha preso rumore,
disperazione, violenza, la casa ha lasciato entrare
un essere umano attonito.
Mi ha tenuta sola.
Mi ha tenuta con il gatto.
Mi ha tenuta, tenuta, tutta la notte,
tenuta, tenuta, tutta la scrittura, tutto il silenzio.
Mi ha tenuta, tenuta, e ho cominciato a trovare tana,
e ho cominciato a sfumare lo sguardo
e a vedere.
Ciao Casa !
Ma come va ?
Grazie ! Mi hai curata.
Restiamo ancora un po',
a tenerci, tenerci,
finché potremo portarci nel cuore,
nei muri,
lasciarci andare.

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