Chicago, primo
maggio 1886. Sabato. Oggi si lavora.
Come ogni altro
giorno, tranne forse la domenica, si lavora. Sveglia alle 4,
vestizione meccanica, al buio, la bocca che sa di stanchezza. Una
giovane coppia di sposi operai. La fabbrica ha già consumato gli
occhi e le mani di entrambi, lei cuce sempre la stessa borsa, lui
avvita sempre lo stesso bullone. Fuori di casa alle 4:30, le gambe
vanno da sole, i corpi si cercano ancora, assonnati, entrambi
avvertono una silenziosa protesta, tra il cuore e la testa, mentre si
allontanano.
Si rivedranno
soltanto quando la luce del giorno sarà già svanita, quando i
pensieri saranno disfatti, e sfinite le dita. Che oggi si lavora
dodici, quattordici, sedici ore, perché si è nati operai, e il
profitto del capo è l'unico scopo del mondo, il solo valore.
Chicago, primo
maggio 1886. Sabato. Succede qualcosa di strano. La giovane coppia
indugia sull'uscio di casa, si prende per mano. Sorridono, i cuori
battono forte, insieme. Hanno sentito davvero? Hanno capito bene?
Un coro di voci
riempie le strade:
“Otto ore di
lavoro, otto di svago, otto per dormire”.
Una matematica
semplice, giusta, pulita. La giovane coppia non va a lavorare, oggi
si manifesta,
si fa festa, si
lotta, si cambia la vita.
Seguono giorni duri,
il potere reagisce, la polizia apre il fuoco sulla folla, ci sono i
primi morti. Quando i poliziotti tentano di interrompere un comizio
di lavoratori, qualcuno reagisce lanciando una bomba. La giovane
coppia ha paura, lui la stringe a sé, “andrà tutto bene”. Ma la
repressione è spietata, le sedi delle associazioni dei lavoratori
vengono devastate, i dirigenti arrestati.
Undici novembre
1887. Venerdì. Quattro esponenti anarchici vengono impiccati in
carcere.
Martiri, loro
malgrado: i “Martiri di Chicago”.
Ma la giovane
coppia, adesso, ha imparato a sperare.
E primo maggio dopo
primo maggio, in tutto il mondo, lungo tutto il secolo breve, e oltre
e nonostante le sue tenebre, i lavoratori di tutto il mondo si
vestono a festa, si mostrano, tengono alta la testa. È bello
svegliarsi, riprender coscienza, è bello creare nuovi valori,
indipendenti dal capitale, è bello sentirsi più vasti, uomini e
donne, non solo operai, ma rivoluzioni in potenza. La giovane coppia
invecchia, per otto ore al giorno si gode un gioia ancestrale, fa
figli e fa piccole cose, impara a ballare.
Milano, primo maggio
2015. Venerdì.
E adesso?
Oggi c'è chi inizia
Expo, e chi chiede il permesso di non mettersi in vendita, di
iniziare un Universale diverso.
Ma che festa è,
questa lotta, per me? Cosa ci fa in manifestazione, la mia
generazione?
Cos'è, la Festa del
Lavoro, per chi da studente è passato troppo in fretta ad esser
ridotto all'etichetta più ingiusta, “disoccupato”?
Disoccupato. Inutile
umano, spreco di spazio, tempo buttato.
Così si sente, chi
ha perso il lavoro, chi mai l'ha trovato.
Una giovane coppia
di sposi senza lavoro è senza futuro, lui comprime il passato in
civì da inviare per farsi dire che sì, ha diritto ad esistere, lei
non sogna più niente, che i sogni l'han rosa come cianuro, non sa
più resistere, non bada più a quello che sente.
Disoccupati.
Perduti, delusi, destini imbrattati.
Ma disoccupati in
che cosa? Mi vien da gridare.
Amiamo, ridiamo,
sappiam cucinare.
Ma disoccupati in
che cosa, le nostre giornate son da mal di mare!
Corriamo, migriamo,
impariamo, ci curiamo del mondo, ce lo reinventiamo.
E anche se non
guadagniamo, comunque noi sopravviviamo!
Venerdì primo
maggio, Milano. Il lavoro è di tutti, il lavoro
di essere umani, noi
lo celebriamo!
Lavoro, non
sottomissione,
diritti, visioni,
persone,
impegno sensato,
passaggio
non da un salario ad
una pensione,
ma ad un collettivo
più saggio.
La giovane coppia
ora osa
arrossarsi le guance
di baci
e progetti vietati.
In questo, noi siamo
occupati,
nel nobilitarci le
ore, nel farne qualcosa
che prima non c'era,
ma senza comandi,
signore,
né i tuoi contanti.
In questo, noi siamo
occupati.
A restare vivi, ad
agire di cuore,
e non per il Dio
Plusvalore.
In questo, noi siamo
occupati.
Pensiamo per
ventiquattr'ore,
agiamo dell'altro,
cambiamo il messaggio!
Venerdì primo
maggio.
Chi è appassionato
è un lavoratore.
La lotta è cambiata
ma resta importante,
sensata,
il dì di festa
la festa non muore.
la festa non muore.
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