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Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

venerdì 1 maggio 2015

lavorare al dì di festa


Chicago, primo maggio 1886. Sabato. Oggi si lavora.
Come ogni altro giorno, tranne forse la domenica, si lavora. Sveglia alle 4, vestizione meccanica, al buio, la bocca che sa di stanchezza. Una giovane coppia di sposi operai. La fabbrica ha già consumato gli occhi e le mani di entrambi, lei cuce sempre la stessa borsa, lui avvita sempre lo stesso bullone. Fuori di casa alle 4:30, le gambe vanno da sole, i corpi si cercano ancora, assonnati, entrambi avvertono una silenziosa protesta, tra il cuore e la testa, mentre si allontanano.
Si rivedranno soltanto quando la luce del giorno sarà già svanita, quando i pensieri saranno disfatti, e sfinite le dita. Che oggi si lavora dodici, quattordici, sedici ore, perché si è nati operai, e il profitto del capo è l'unico scopo del mondo, il solo valore.
Chicago, primo maggio 1886. Sabato. Succede qualcosa di strano. La giovane coppia indugia sull'uscio di casa, si prende per mano. Sorridono, i cuori battono forte, insieme. Hanno sentito davvero? Hanno capito bene?
Un coro di voci riempie le strade:
“Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire”.
Una matematica semplice, giusta, pulita. La giovane coppia non va a lavorare, oggi si manifesta,
si fa festa, si lotta, si cambia la vita.

Seguono giorni duri, il potere reagisce, la polizia apre il fuoco sulla folla, ci sono i primi morti. Quando i poliziotti tentano di interrompere un comizio di lavoratori, qualcuno reagisce lanciando una bomba. La giovane coppia ha paura, lui la stringe a sé, “andrà tutto bene”. Ma la repressione è spietata, le sedi delle associazioni dei lavoratori vengono devastate, i dirigenti arrestati.
Undici novembre 1887. Venerdì. Quattro esponenti anarchici vengono impiccati in carcere.
Martiri, loro malgrado: i “Martiri di Chicago”.
Ma la giovane coppia, adesso, ha imparato a sperare.
E primo maggio dopo primo maggio, in tutto il mondo, lungo tutto il secolo breve, e oltre e nonostante le sue tenebre, i lavoratori di tutto il mondo si vestono a festa, si mostrano, tengono alta la testa. È bello svegliarsi, riprender coscienza, è bello creare nuovi valori, indipendenti dal capitale, è bello sentirsi più vasti, uomini e donne, non solo operai, ma rivoluzioni in potenza. La giovane coppia invecchia, per otto ore al giorno si gode un gioia ancestrale, fa figli e fa piccole cose, impara a ballare.

Milano, primo maggio 2015. Venerdì.
E adesso?
Oggi c'è chi inizia Expo, e chi chiede il permesso di non mettersi in vendita, di iniziare un Universale diverso.
Ma che festa è, questa lotta, per me? Cosa ci fa in manifestazione, la mia generazione?
Cos'è, la Festa del Lavoro, per chi da studente è passato troppo in fretta ad esser ridotto all'etichetta più ingiusta, “disoccupato”?
Disoccupato. Inutile umano, spreco di spazio, tempo buttato.
Così si sente, chi ha perso il lavoro, chi mai l'ha trovato.
Una giovane coppia di sposi senza lavoro è senza futuro, lui comprime il passato in civì da inviare per farsi dire che sì, ha diritto ad esistere, lei non sogna più niente, che i sogni l'han rosa come cianuro, non sa più resistere, non bada più a quello che sente.
Disoccupati. Perduti, delusi, destini imbrattati.
Ma disoccupati in che cosa? Mi vien da gridare.
Amiamo, ridiamo, sappiam cucinare.
Ma disoccupati in che cosa, le nostre giornate son da mal di mare!
Corriamo, migriamo, impariamo, ci curiamo del mondo, ce lo reinventiamo.
E anche se non guadagniamo, comunque noi sopravviviamo!
Venerdì primo maggio, Milano. Il lavoro è di tutti, il lavoro
di essere umani, noi lo celebriamo!
Lavoro, non sottomissione,
diritti, visioni, persone,
impegno sensato, passaggio
non da un salario ad una pensione,
ma ad un collettivo più saggio.
La giovane coppia ora osa
arrossarsi le guance di baci
e progetti vietati.
In questo, noi siamo occupati,
nel nobilitarci le ore, nel farne qualcosa
che prima non c'era,
ma senza comandi, signore,
né i tuoi contanti.
In questo, noi siamo occupati.
A restare vivi, ad agire di cuore,
e non per il Dio Plusvalore.
In questo, noi siamo occupati.
Pensiamo per ventiquattr'ore,
agiamo dell'altro, cambiamo il messaggio!
Venerdì primo maggio.
Chi è appassionato è un lavoratore.
La lotta è cambiata
ma resta importante, sensata,
il dì di festa
la festa non muore.

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