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Paris, France
Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

sabato 15 febbraio 2014

la montagna d'argilla


La sera tardi
nella piccola casa sulla montagna grande
torna il Gatto Riccardo e cerca voci oltre la neve,
che la neve
cade in silenzio
e non è delicata
(ma i cittadini, lo dimenticano).

La sera tardi
nella casa fragile sulla montagna d'argilla,
giovani umani
arrampicati alla vita inventano cibi
e futuri imprevisti,
l'urbanesimo in direzione contraria
somiglia ad umanesimo.

Un battesimo.

La sera tardi
sul letto sotto il tetto 
di legno della casa umida
giovani mani si cercano, si tengono, come se
fosse parlabile
questo lasciare impronte sui palmi
dei loro sogni. 

La sera tardi
se esci dalla casa sulla montagna d'argilla
respiri resistenza, altre leggi,
sotto un albero generoso 
a braccia aperte sotto la neve
accendi un fuoco dentro la neve,
la neve profonda,
"il destino è tramontare, sgretolarsi":
la montagna crolla e uccide
il piccolo treno,
la montagna culla, consolando
nel suo ventre la sua fine. 

Ma
la sera è tardi,
per la casa, la montagna e l'argilla,
è tardi per la neve,
il Gatto Ritardo,
i giovani umani erano,
quanti sono venticinque anni,
la sera è tardi,
un solo ultimo sole,
si son sciolti 
i lampioni sotto la neve,
forse moriremo oggi,
in questa salita finale,
e non tradurremo
Oἳ σύνέχειν ἀλλά συμπάθειν ἒΦυν,
che è tardi per il gioco
per il greco
per il treno
per l'autostop della vecchia infermiera, 
infermiera per vecchi
per i quali è troppo tardi, per quanti anni
esce col buio, l'autostrada, la pioggia, 
esce e si trova sola nel suo ringraziare
e ringraziare  la solitudine, e non trovarsi più,
l' uscire di nuovo col buio, l'autostrada, la pioggia,
è tardi per le gambe, tardi per la salita,
la passeggiata è finita e anche le ciaspole,
finite, tardi, 
è tardi per la campana,
per la capanna nascosta, è tardi per le parole
per la vita da cui provieni, che visse la capanna, che scrisse sulla pietra
le parole "è tardi",
come campane che battono, troppo tardi,
per lo straniero strano che vive un esitare
e un esitare e ora
timido e curioso veglia gli alberi, non sente la campana
e la capanna lui
non sa collegarla alle parole scritte sulla pietra,
né alla vita che ora è passata davanti ai suoi occhi,
la vita passata, e ormai 
affidata ai tuoi occhi, alle tue gambe,
e mai lo saprà, perché è tardi 
e invece trova 
quadri di paesaggi abbandonati e li appende e mostra
come segreti da vedere, da capire che è tardi, 
per la foresta inclinata penzolante protesa verso il precipizio verso
il mare, lontano,
tardi per l'infanzia di un padre che non la rivuole, tardi,
un'infanzia a picco sul mare, un precipizio
per toccare l'acqua del mare con i piedi nudi, è tardi,
per il Mare tra le Terre, tardi,
per il cartello ANTIBES che crudele esiste ancora
e ormai è tardi per tornare
dove muore un padre,
è tardi per immaginare, o chiedersi, troppo tardi per salvare,
e anche, è tardi 
per il bianco della neve e il rosso della pelle, le labbra e il mischiarsi,
mischiarsi di ricordi non miei ma di cui sono 
ospite, o figlia, tardi per i fogli che non mi prevedevano e invece,
è tardi per le stelle ridenti,
e per chiederci di nuovo
dov'è il sole di notte, e per crederci di nuovo, che c'è ancora,
è tardi per le tristezze larghe,
per il tuo terrore di me,
per la tua rabbia notturna 
e il tuo consolarmi all'alba è tardi,
per esserci capiti
e il mio trauma panico, 

rivederti 
è stato tutto in un momento
tutto era tardi mentre era compiuto,
tu lo sapevi
e io lo tacevo.
 

 

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