ucronista

La mia foto
Paris, France
Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

domenica 29 marzo 2009

A te che mi salvi dalla mia fragilità, e che non la giudichi, a te che, non so come o perchè, capisci ogni mio silenzio (offro quel poco che so)










Il giorno che ti ho incontrato

(sia benedetto da questa pioggia,
e dalla canzone che le ho affidato.
Sia benedetto il Vento
che mi ha soffiata, in un istante da dimenticarsi di respirare,
dritta nei tuoi occhi sterminati,
siano benedette le Ore
che con il loro filo e i suoi nodi
ci hanno portati a caminare insieme...
...in questo Universo Parallelo in cui camminiamo insieme.
-...come in tutti gli altri?...-

Solo quest'acqua che cade e invade senza pudore
può sapere
lo Squilibrio di ogni tuo bacio,
e con quante metafore
ormai
ti sei scritto sotto la mia pelle, sovversivo amore...

...E quanti piccoli futuri possibili,
e quanti sogni...e da quanti sogni
uscirei,
solo per stringermi a te...)

ho capito

(con il sangue e con le mani e con le labbra)


che ti avrei seguito ovunque.

E anche adesso,
che è tutto così difficile,
anche adesso,
che mi sento così vacillante,
credimi,
da qualche parte
so che ti sto ancora seguendo.
E che anyway,
ragazzo dolcefolle,
Noiduestrambi
si resta per mano.
E non mi importa niente di quante volte dovrà ancora mutare
il nostro Noi.
Noiduelunatics
si continua
ad abbracciarci.

mercoledì 25 marzo 2009

spudoratezza

Sono stanca. Come chi si disillude. E si arrende. Alla forza che lo spinge a terra.
Come se riconoscessi lentamente l'inutilità di tutta questa strada.
Di tutte queste forze consumate in un lavoro senza sogni, bianco, così bianco, nudo come un muro...
Se sono stanca, ho meno fantasia. Per inventare favole da raccontarmi. Se sono stanca, ho meno orgoglio.
E meno pudore. Vedo cose meno colorate.
Quel che vedo adesso, è un muro. E una mosca.
Una mosca intrappolata in un bicchiere capovolto.
Io sono la mosca intrappolata. E sono il bicchiere capovolto.
Sono un ronzante ossessionante sbattere contro pareti lisce, fredde e trasparenti, che io stessa ho nutrito, spinta dalla folle ricerca della Cosa Giusta.
La Cosa Giusta da dire, da fare, la Persona Giusta da essere.
Quale? Non io, no, di certo non io, malata cronica di inguaribile inadeguatezza. Quindi, qualcun'altro, da un'altra parte. Lontano, cercare lontano.
Nascondere la malata cronica, perchè è davvero poco interessante, anzi, probabilmente è una disfunzione.
Devo ignorarla come si ignora una piccola dissonanza. Io, per me,
sono diventeta una piccola dissonanza che va ignorata.
Devo dare agli altri quello che mi chiedono. Essere per gli altri quello che si aspettano io sia.
Forte, saggia, responsabile, allegra, delicata, gentile, piacevole. Piacere. Non deludere. Non mi deludere! ...Il mio primo comandamento...
...Da quando ho deciso di censurarmi.
Sono stanca. Qui comincia a mancare l'ossigeno. Quanto tempo ho passato sotto questo bicchiere capovolto? E perchè l'ho fatto? Per chi?
Sono una mosca vigliacca. Questa è la verità.
Mi sono accorta di quante coltellate ti può piantare nel cuore la vita, di quanto può cambiarti, di quanto può costringerti a diventare meschino e accoltellatore a tua volta, e mi sono chiamata fuori. Ho pensato che avrei sofferto meno, se mi fossi nascosta sotto il bicchiere. Ho pensato che avrei potuto controllare i miei sentimenti e le mie azioni in modo che non risultassero mai dolorosi per gli altri. Mi sono raccontata la favola che, se avessi smussato i miei spigoli, sarei stata più adatta al mondo. O almeno, sarei sembrata più adatta. Il mio, di mondo, quello sotto il bicchiere, non sarebbe trapelato.
Quello dell'autocontrollo, della razionalità che domina e che giudica ogni passo, ogni respiro,
è un gioco devastante.
Sono diventata un burattino nelle mie stesse mani. Un bel burattino composto e obbediente a quelle che interpreto essere le Aspettative Esterne.
Se sono stanca, però, molto stanca e stufa e se ne ho i coglioni pieni come ora,
lascio cadere il burattino, e mi accorgo
di tutto il tempo non vissuto.
E questo fa male.
Ma poi mi accorgo anche che io ci sono.
La dissonanza, la disfunzione, c'è. Non l'ho ancora uccisa. Mi grida dentro come una matta. E se voglio, posso ascoltarla.
E se voglio, posso fottermene del bicchiere, delle pareti levigate, delle maschere,
posso fottermene della gabbia che da sola ho costruito. Posso essere questa disarmonia piena di macchie.
Ascoltare i suoi, di comandamenti...I miei.
E il primo,
è la sfrontatezza
di essere vera. Macchiata. Sporcata dalla vita, come sono. Corrotta, come sono. Compromessa, in quanto essere umano,
in quanto imperfetta, in quanto Gaia.
C'è una canzone che mi riempie il cranio..."Ora che sei vera sai la verità"...






lunedì 16 marzo 2009

...psicosi oltre le 4:48...

Non è durata molto. Nono ci sono stata molto.
Ma mentre bevo caffè nero amaro, riconosco in una nuvola di vecchio tabacco quell'odore di medicinali,
e qualcosa mi tocca in quel punto ancora dolente,
e una ferita di due anni fa si apre
come un cadavere.
Una stanza di facce senza espressione osserva la mia sofferenza, così priva di senso
da essere frutto di una mente diabolica.
Il dottor Questo, e il dottor Quello, e il dottor Come Va, che è di passaggio, e crede di poter piombare qui a prendermi anche lui per il culo!
Inciampo nelle parole, e non ho nulla da dire sulla mia "malattia", che in ogni caso consiste semplicemente nell'essere consapevole che nulla ha senso,
perchè sto per morire.
Sono a un punto morto: suadente, la voce della ragione dello psichiatra mi dice che c'è una realtà oggettiva in cui il mio corpo e la mia mente sono una cosa sola! Ma io non sono qui, e non ci sono mai stata.
Mi guardano, mi giudicano, annusano l'odore raggelante di fallimento che mi trasuda dalla pelle...Finchè non mi viene voglia di
gridare disperatamente per te.
Certe volte mi giro, e sento il tuo odore, e non riesco ad andare avanti, cazzo, non riesco ed andare avanti senza esprimere
questo tremendo,cazzo,
terribile, fisicamente doloroso,
cazzo,
questo desiderio
che ho di te...
E non ci credo che io sento questo per te e tu non senti nulla!
Non senti nulla?
...Non senti nulla? ...

Ed esco alle 6 di mattina e inizio a cercarti. Se ho sognato qualcosa su una strada, o un pub, o una stazione, vado là. E ti aspetto.
Vaffanculo.
Vaffanculo.
Vaffanculo perchè mi rifiuti non essendoci mai,
vaffanculo perchè mi fai sentire una merda con me stessa,
ma più di tutti,
vaffanculo a Dio,
che mi ha fatto amare una persona che non esiste!
VAFFANCULO! VAFFANCULO! VAFFANCULO!

...per favore...
...non spegnete la mia mente
cercando di rimettermi a posto...
Ascoltate, e capite.
E se provate disprezzo non fatelo capire,
o almeno non con le parole,
o almeno
non a me.

Alle 4:48 dormirò.
Sono venuta da te per essere guarita...
Caro Dio, caro Dio, cosa devo fare?
Vedo solo
neve
e nera disperazione.

Per favore, non tagliatemi tutta per scoprire come sono morta. Ve lo dico io, come sono morta.
100 di Lofepramina, 45 di Zoplicone, 45 di Temazepam e 20 di Melleril.
Tutto quello che avevo. Giù in gola. E' fatta.
Alle 4:48. L'ora felice in cui la lucidità mi fa visita.
L'ultima fase.
Non ho nessuna voglia di morire...Nessun suicida ne ha mai avuta.

Guardatemi...Scompaio...
Guardatemi...Scompaio...
Guardatemi...Guardatemi...Guardate...

Lettori fissi