come un dolore
simpatico,
sembra sia scritto e
invece
sbiadisce piano
piano.
Ma ieri nella notte
stava la vita tutta,
la sua domanda
grande,
risposte
smangiucchiate.
Non fu sintesi ma
movimento di corpi,
fu un accendere e
aprire,
au
décapsallumeur.
Apri una birra,
accendi una canna,
un solo utensile,
per tutte queste labbra.
Non rider di noi,
signore del tempo,
non minimizzare.
Mica è poco appicciare
il poco che resta,
farne piccola festa,
ripiegarsi di mare
in tempesta.
I tempi son mesti,
ridicoli, storti,
padroni funesti,
ma non siamo morti.
Mica è facile ridere.
A trent'anni il pozzo
delle vite precedenti
si spalanca cupo e rozzo,
ti fa un male cane ai denti.
Dico, lo senti ?
Il mare ha chiuso.
Il mare ringhia,
il mare di mezzo è escluso,
il mare azzanna,
porta i suoi morsi il caruso,
il mare piange
i corpi di chi si era illuso.
Movimento di corpi.
E tutto quel che fai
è chieder come stai
ai figli dell'orrore,
ai nati al viaggio
e morti e rinati,
marchiati al coraggio.
marchiati al coraggio.
È il tuo lavoro?
Scrivere sempre
Scrivere sempre
le tue parole cliniche?
Purché non siano ciniche.
Scrivi della notte.
A volte,
tutta la notte
sta in una vita.
sta in una vita.
Allora.
Appiccia quel che resta,
psico-nauta.
Appiccia e apri,
se ti riesce,
apri un solo varco
nel muro abissale,
un'onda soltanto raccogli
di tutto 'sto male.