ucronista

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Paris, France
Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

mercoledì 5 dicembre 2018

sedile anteriore

Non so come articolare il tempo.
Ancora non so.
C'è sempre uno schianto nell'aria,
soqquadra tutto,
scoppia una bomba o forse
un risata,
è un bambino rimasto.
Invisibile al suo adulto.
È un bambino scampato.
Vedo a volte gli invisibili.
Vedo come fummo,
soprattutto quando guido,
la cinquecento è spaziosa
per i fantasmi.
Tu siedi spesso sul sedile anteriore,
che poi era il mio,
quello del morto,
papà.

giovedì 1 novembre 2018

Milano Ghisolfa

La città l'accoglie sempre così.
La fine dell'autostrada e subito il ponte
che non porta più in luogo alcuno.
Nessuno
per cui svoltare in via Stephenson.

Così
i decenni finiscono, già
non si è più giovani eppure
la città rinnova il saluto,
il segno,
fisso nel cemento,
fotografato
nell'unico e solo flusso,
la tangenziale che coltivò
con la sua corsa pigra,
i sogni dei vent'anni,
poi spenti come stelle.

La città dimostra,
delle cose,
in silenzio,
il permanere.

Insiste.
Dice di loro,
che sono stati un tempo.
Trapassato.

Erano stati vivi.
Con nomi brevi e assonanti,
stringhe sonore di "i" e di "a",
consonanti scarne a tenere
due musi d'amanti,
si erano rifugiati,
erano stati tutto.

Oggi
l'infinitudine di tutti i loro
torniamo a casa,
e torniamo a casa,
non fabbrica nemmeno
un solo momento
di più, 
né un noi né un io né un tu,
della Ghisolfa rimane un loro,
un monumento.

Che l'accoglie sempre.
A ricordarle che a casa.
Dopo l'autostrada.
Mai si torna.

lunedì 22 ottobre 2018

Andar via da sempre

Da mezza vita attendo
questo diciannove.
È passato.
Ma dove sei?
Sulla collina che non raggiungo.
Solo con la mente,
è d'erba e di sole,
solo,
avresti dovuto arrivare.
Ti aspettavo e ho quindici anni
di più,
Quinci, che ne dici di tornare.
Ti vien da ridere?
Sì, fai bene, è pazza,
senti che ti chiede ora.
Dopo quindici evasioni fallite
dai suoi quindicimila
anni reclusa 
nel mondo-N in cui tu Non-sei,
che ti chiede, ora!
Tornare!
Così vecchia, non ha capito!
La metà della vita
e non ha capito!
No, così tu chiamavi
il primo amore e allora provo,
forse mi senti,
Cirillo,
Chimera chiama Chimera,
Quinci,
che ne dici di tornare?
Tu che vai via da sempre,
non sarebbe gentile,
per cambiare, arrivare?
Ma forse non puoi
non sai più come fare.
Tu che vai via da sempre,
ma la via non si vede,
non si fa più trovare?
Tu che passi attraverso
la soglia del cosmo,
non puoi ripassare all'inverso?
Andar via da sempre
è forse un dovere,
una legge speciale
dell'universo?
Non puoi scambiare il morire
col dormire?
Anche solo per sbaglio.
Sbaglia, papà,
disimpara la parte.
Quindici atti son tanti,
il teatro sta crollando,
tu mi lasci da sempre
orfana del ritorno,
io da sempre dimentico
ma ti ricordo
quando sapevi dire,
eccomi,
ma posso dirtelo anch'io :
tu che vai via da sempre
e sai andare via bene,
io invece rimango,
l'addio lo rimando,
atea da sempre,
ho solo un "a presto",
un "a dopo", un "atout".
Io invece
da sempre alla fine solo
ti sto aspettando.





 






giovedì 26 luglio 2018

Tutta la vita in una notte

La danza mi vaga nei muscoli
come un dolore simpatico,
sembra sia scritto e invece
sbiadisce piano piano.
Ma ieri nella notte
stava la vita tutta,
la sua domanda grande,
risposte smangiucchiate.
Non fu sintesi ma
movimento di corpi,
fu un accendere e aprire,
au décapsallumeur.

Apri una birra, 
accendi una canna,
un solo utensile,
per tutte queste labbra. 

Non rider di noi,
signore del tempo,
non minimizzare.
Mica è poco appicciare
il poco che resta,
farne piccola festa,
ripiegarsi di mare
in tempesta.

I tempi son mesti,
ridicoli, storti,
padroni funesti,
ma non siamo morti. 

Mica è facile ridere.
A trent'anni il pozzo
delle vite precedenti
si spalanca cupo e rozzo,
ti fa un male cane ai denti.
Dico, lo senti ?
Il mare ha chiuso.
Il mare ringhia,
il mare di mezzo è escluso,
il mare azzanna,
porta i suoi morsi il caruso,
il mare piange
i corpi di chi si era illuso.
Movimento di corpi.

E tutto quel che fai
è chieder come stai
ai figli dell'orrore,
ai nati al viaggio
e morti e rinati,
marchiati al coraggio.
È il tuo lavoro?
Scrivere sempre
le tue parole cliniche
Purché non siano ciniche.

Scrivi della notte.
A volte,
tutta la notte
sta in una vita.
Allora.
Appiccia quel che resta, 
psico-nauta.
Appiccia e apri,
se ti riesce,
apri un solo varco
nel muro abissale,
un'onda soltanto raccogli
di tutto 'sto male.

 

mercoledì 6 giugno 2018

il nord nel tempo

Devo andare,
oltre la finestra
andare correre strade, in fretta la città
sotto la sua pelle ancora,
soltanto attraverso,
e come saranno i due fiumi oggi,
oggi nel vento come le cose,
le polveri sottili che scorrono
- e cos'altro ?
Tutto scivola via.
Anch'io pensavo così, invece
ho ricordi a grappoli,
vedo le coordinate oggettive
del tempo, sempre meno mio,
io c'entro sempre meno,
il tempo non scivola e quindi nemmeno le cose,
le polveri sottili e cos'altro,
il tempo è un'agenda scaduta,
la data giusta dell'anno sbagliato.
Tutto sotto la crosta degli appuntamenti.
Tutto che si dice senza potersi dire,
negli occhi e nello scambio di tremore e calore,
fragile,
tutto che si fa senza potersi fare e quindi
sempre si disfa,
tutto che succede oltre la pagina bucata,
esausta di troppi impegni
troppo inchiostro a coprire.
Da qui so vedere il nord nello spazio.
So vedere, nel tempo, un'ipotetica Polaris

- forse è solo una vecchia foto
in cui camminiamo insieme e guardiamo il sentiero,
come aironi maldestri
o equilibristi.




 

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