Porca realtà
precaria e sparsa
ti manifesti
nella scomparsa.
Porca materia, certezza
friabile
dovresti esser salda e
invece ti sfaldi,
stai muta sorridi e mi
guardi,
impenetrabile. Eppure
tutto era chiaro, tutto
era vero, mi sembra,
la natura e il mio sguardo,
ero io alla finestra,
eran mie quelle membra,
e cadeva la sera,
e pareva sincera,
ma ora è diverso, son perso
porca la nebbia, io cedo,
non so più cosa vedo!
Non somiglia più a nulla la
mia
visione fasulla,
possibile che
sul fondo degli occhi
io abbia soltanto dei
trucchi
di fantasia?
Tradimento!
Il trucco nasconde deserti
di sabbia e di vento,
per dimenticarne il tormento
li tengo ben chiusi,
i miei occhi aperti.
Ma senza ritocchi,
se non mi mento,
non vedo che pochi
miscugli atomici inerti,
fantasmi confusi.
Che siano altri uomini,
forse?
Altrettanto delusi?
Porca cecità,
in te è radicata
la mia verità,
nell'ignoranza ostinata
della sfumatura,
di quanto sia dura la
profondità.
Una tela mi è sempre
bastata,
perché la realtà disegnata
restava ben piatta, educata,
ben delimitata.
Ero io alla finestra, mi
sembra
e mia, la mia ombra,
ma non la riconosco,
più non mi appartiene,
la tela non tiene,
porca la nebbia che viene,
io non lo capisco
il mondo che ho nelle vene!
Dov'è questo corpo, la
stanza,
dov'è lo spazio
e il tempo che avanza?
Dove gli oggetti ordinati,
dove i miei volti più
amati?
Dove il mio dove, le prove
che tutti noi siamo nati?
Dov'è la pioggia che bagna
la generosa campagna?
Dove sarà la foresta
che poco fa mi chiamava?
Tutto era solo
nella mia testa
e già verso il niente
sfumava.
Non mi stai più nelle mani,
porca illusione presente!
Che posso dire, sei brava
quando mi fai inconsistente.
Che posso dire, che c'eri,
visioni, rumori, pensieri,
e mi facevi reagire,
potevo insultarti o gioire,
io ti chiamavo reale,
mio strano mutante animale.
Al buio e al silenzio sto
male,
se il mondo scompare son
solo,
la pioggia è finita,
oppure era finta,
mi hanno ingannato,
non sono nemmeno bagnato.
O forse più semplicemente
l'ho dimenticato.
Ricordo di quando
vagavo accecato
come una mosca in esilio,
perdevo gli amici,
restavano voci
che davano falso consiglio.
“Su vieni, son qua!”,
com'eran diverse le risa,
com'era stonata la mia
serietà,
cercavo fantasmi e lo
spettro ero io,
ero io
a non essere “qua”.
Al buio e al silenzio sto
male,
tornate da me, volti cari,
che possa vedervi più
chiari,
non continuate a scappare,
siatemi ancora compari
di gioco!
Almeno per poco!
Ho freddo.
Chi ha spento il mio fuoco?
Al buio e al silenzio sto
male,
per questo ho accettato
la grotta in cui mi hanno
legato,
per farmi scambiare il reale
con tremule ombre incastrate
su un solo fondale.
Funziona.
La finzione è buona.
La corda che mi han regalato
mi tiene da quando son nato
al riparo dal dubbio
tra quello che è vero
e quello che mi han
propinato,
una grotta mi è sempre
bastata:
la mia mente pian piano è
mutata,
non più ragione, ma
ragioniera
e questa prigione mi è
grata,
rassicurante barriera.
Porco calore di uomo,
che mi distrai dalle ombre!
Loro son belle, lontane,
pulite,
profuman di menta,
di niente,
di buono,
ma sento un calore di uomo,
viene da troppo vicino,copre
le ombre,
il buio e il silenzio,
come realtà che persiste,
anche se io non la guardo,
lei esiste.
Al buio e al silenzio sto
male,
al buio e al silenzio, 'sto
mare!
Non voglio toccargli le
onde,
non voglio sentirlo puzzare!
Mare Nostro,
che sei tra le Terre,
sia dimenticato il tuo nome,
svanisca il tuo segno,
sia matta la tua volontà,
come in Siria, così in
Libia,
e taci oggi il nostro sangue
umano,
e difendi per noi i nostri
egoismi,
come noi li difendiamo
contro i nostri debitori,
e non ci indurre in
migrazione,
ma liberaci dal mare,
amen.