Da qualche parte tra le dita
stringo parole,
le tengo in vita.
Facile, quando lo spazio
passa tutto intorno,
facile quando lo spazio scorre
al posto del tempo,
il viaggio è il giorno
e mi calmo, non tento
più di sparire. Sento.
C'è un rumore di persone stanche,
luci al neon più franche
dei loro volti,
e poi un altro suono,
ieri sera mani bianche
raccoglievano Bufera
dentro a scatole di cera,
e di nuovo c'era anche
prima vera primavera.
E dice non si muore
di case svuotate,
famiglie lasciate
ancora, non uccide l'ultima ora
di amori appesi
ai rami a seccare,
non si muore, solo, ci si stacca.
Porca vacca.
Mi restano le mani
tese nei ricordi, e pure attese,
a salutare.
Facile, quando lo spazio apre
mondi possibili,
instabili, minimi
ma così simili
al presente rimandato,
ma per ora realtà,
incredibile equilibrio
rubato
di relatività.
Lo spazio è un fluido nuovo.
E' di neve e di bufera.
Il capo treno parla piano,
c'ha la voce da preciso,
un buon viaggio da lontano,
ma all'improvviso
ridacchia e ci propone
"un bel caffè e un sorriso".
Ma senti sto piacione,
dai, ok, ci provo,
gli credo e gli indovino
il viso.
Facile, la vita,
quand'è lo spazio a farla,
tra chili di chilometri di tempo -
sembra infinita -
le montagne stanno così in silenzio
che non si parla.
Bufera.
Tutti noi adesso
non lo sappiamo
ma impariamo
a passare.
Si spera.
Io non so cos'ho portato, cos'ho scordato
o che strumento s(u)ono adesso.
La musica promette tutto
poi dice ho già dato
e mi lascia, spesso
a metà.
Qui si sospira, si dorme,
qualcuno sbadiglia,
o starnutisce forte,
un giornale si scioglie
le pagine, finisce le scorte
dell'attualità.
Ed è quel che è, finalmente,
cioè quasi niente,
ma basterà.
ucronista

- iskariel
- Paris, France
- Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...
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