L’Isola che non c’è non c’è
no non c’è
non c’è spazio
per l’inquietudine di fondo
per il fondo gentile del fondo degli occhi
no,
la cosmogonia è andata, e le città invivibili
restano,
invisibili
come donne che non si sono
potute scrivere,
non c’è luogo
non c’è deviazione
da strade e maestri
da cortili da pulire
o da negre rabbie ridicole,
non c’è respiro per la tromba
o per le note ultraveloci, c’è
la ragnatela malevola,
penzola
dalle buone intenzioni,
non
dalle buone intuizioni,
sono in apartheid,
come gli estremi patologici,
ci sono le ferite
e la fatica che non è
fama, né gloria, l’inferno
resta lì,
sotto il tavolino
nel locale fumoso,
e quei quattro cani che ti ascoltano mica
cambiano le cose, non c’è
un altro personaggio, per te,
o pensieri che fanno girare gli altri, la vita
corre e viene come viene, e va,
non c’è un gioco che resista
allo schianto di dirsi adulti,
di essere detti adulti
di essere fucilati adulti,
battersi è vano, e invano, che
non è più bello battersi
quando è vano,
non c’è uno spazio e c’è un vuoto,
nessuno al volante
sulla strada del tuono,
non c’è un temporale
e fa male
ma il vestito di Mary
non ondeggia e non c’è bellezza
nessuna terra da scoprire
è tardi e no,
non possiamo più farcela,
la chitarra non parla più, sono finite
le eccezioni, e il ridicolo
di scrivere poesie
può ucciderti se non sai scrivere
non puoi scrivere
non scrivere, sono finite
le parole, finite male
e i detriti sono troppi perché
l’acqua scorra, niente corre,
non c’è spazio, nelle vastità
dello spazio, nelle galassie
non c’è spazio e nemmeno nei corpi,
non c’è apertura di fiume
per il cadere di Narciso,
ci sono tubi dritti e stretti e portano
davanti al Nemico,
qualcosa, o tutto
di quel che abbiamo detto
ora è errato,
resteremo indietro, indietro
dove non c'è spazio per stare
o per andare
o per tornare o per gridare
e non c'è mare
che non renda stanchi,
resteremo col grugno
infilato in una maschera
per vent'anni e altri venti
che non c'è tana per scoprire
uno stupore o un pianto, un tremore,
rivoluzioni troppo piccole,
non c'è spazio per spostarsi,
rifiuta la tua pelle
addormenta i tuoi sensi
muori la vita, muori,
che non c'è un luogo di corpo
né di onestà,
il sangue resta chiuso
dentro
le vene, le armi
porte come mani
prima delle mani, le lame
per dividere, per velare.
le porte sono chiuse
e la sconfitta è totale.
Abbiam mancato il dono, nessuno
non c'era nessuno da incontrare.
ucronista

- iskariel
- Paris, France
- Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...
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