ucronista

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Paris, France
Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

lunedì 25 novembre 2013

non ne sapevo niente

Nove dieci undici dodidici tredici, dagli anni zero il tempo numerico incalza le parole sprecate, appese al bianco, sottratte alla mancanza, parole mortificate di essere passate dal nulla al così poco, imbarazzate dalla necessità insoddisfatta di raggiungere un punto. Ma quando ho cominciato, all'asilo con una favola su un melograno magico, no erano tre, tre melograni magici, tre principesse e un principe, quando ho cominciato non ne sapevo niente. Mi piacevano le favole raccolte da Calvino, il rapporto maschi-femmine era quasi sempre uno a tre, o tre a uno, a seconda del sesso del protagonista. Tre fratelli, tre sorelle, tre pretendenti, tre prove, tre doni, tre nobili di un qualche genere, di solito reali ma irreali, che da piccola sapevo, naturamente, che era tutto finto, ma con inquietudine sentivo salire tra le mie ombre più informi l'andamento ripetuto di tamburo di quelle pagine. Non conoscevo la parola "inesorabile", l'ho imparata poi, a un certo punto, anche abbastanza presto. La mia, comunque, era una favola brevissima e un po' sgrammaticata, con qualche scarabocchio poco comprensibile, le E e le S spesso voltate al contrario, a guardarsi indietro, dubbiose forse dell'ESattezza delle loro colleghe irrimediabilmente scritte.
[E in quelle E e in quelle S infantili, Freud vedrebbe forse me, alla fine: compiaciuto della perfezione ironica e rivelatrice della forma, leggerebbe in quelle letterine invertite la volontà profonda del mio ES, un impulso sfrenato al voltarmi appunto indietro, all'esistere al contrario, contro la linearità e la progressione e il miglioramento, desiderio pulsante di esistere come non si può.]

    

giovedì 14 novembre 2013

questa confusione sono io

Parappappappararara pappapparrarrarrà, parappappappararara...
...Mi dispiace, avete ragione ad essere arrabbiatini, vi ho chiamati nel bel mezzo della notte, vi ho svegliati...Siete venuti tutti. Siete venuti tutti apposta, sì, è vero, avevo una storia da raccontarvi, ma adesso...
...Ma non importa, dai, vi spiego più tardi, eh, magari domattina a colazione davanti a un bel caffè. Non fate quelle facce, su, non è mica un funerale. Parlatemi un po’ voi, adesso. Ho voglia di ascoltarvi, come state? Avete trovato bene la strada per arrivare? Lo so, è un po’ buia, i lampioni si son tutti fulminati...Sì, nonna, lo so, è da sei mesi che non funzionano, ma qui se non ci penso io non ci pensa nessuno, e non ho ancora avuto tempo, non riesco mai ad uscire, te l’ho già spiegato...Ma no, non è che rimando sempre, è che ho molto da fare, qui...No, non è vero, mamma, non passo tutte le mattine a dormire, mi alzo verso le dieci, ma guarda che la notte lavoro fino alle quattro, e se non dormo almeno sei ore...Lavoro, lavoro, professoressa, sì, guardi, sono sempre al computer, a scrivere, un bruciore agli occhi...Cosa scrivo? Ma lo sa, no, cosa scrivo? Lo sapete tutti...Quante volte devo ripetervelo...Cucio insieme le storie...No, non le mie. Quelle che rubo. Ah, e non cominciate con il coro tragico, per favore! Mai un lavoro serio, mai un lavoro serio, mai uno stipendio...Non rompetemi le scatole, su, state buonini, ho 25 anni, saprò io cosa voglio fare della mia vita! E se non lo so, peggio per me! E se non mi interessano i soldi, e se non so tutelarmi o investire per il futuro, vivrò finché potrò e poi amen, mica devo invecchiare per forza, chi se l’è inventeta ‘sta regola? E se volessi tagliare la corda prima, andarmene fuori dalle scatole? Se a trent’anni decidessi che adieu la vie, merci c’est tout? Che male ci sarebbe? Perché state sempre a giudicarmi, ad angosciarvi per me? Ma lasciatemi stare, lasciatemi respirare, Cristo!  Ulisse! Swarovski, Sasha! Cosa fate lì nell’angolo? Venite, venite, presentatevi agli altri, sto parlando di voi! Coraggio, non siate timidi, ragazzi! Ecco, vedete? Questi tre signori sono le mie prime vittime, eheh...Sgnack, sgnack! No, no, niente di cruento, vero, ragazzi? Sono stati così generosi con me, sapete...Dico sul serio. E non hanno niente, loro, vedete, sono senza-tetto, che sta per senza-tutto, hanno solo la loro vita, e si può vivere lo stesso. Nuda vita, esatto. I signori vivono per strada, e mi hanno regalato l’unica cosa che possiedono...La loro storia. No, no, non è vero, non è esatto...Non è un regalo è un furto, l’ho rubata, ho rubato le loro parole, i loro dolori, i loro ricordi...Snap! Intervistati. Registrati. Avevo l’impressione di aiutarli. Vi ho aiutati? Uli’, cosa dici?
Adele! Ma sei arrivata anche tu? Ma guarda...Ma no, ma non dovevi disturbarti, ma grazie...Guardate, Adele ci ha preparato la cena! Lasagne alla bolognese, buonissime...Gnam! Prendete, prendetene un piatto, tutti quanti! Ma sì, Aidi, sì che mangio, tranquilla...Eh lo so, la casa è un po’ in disordine, è vero, non riesco  a tenerla come quando vivevamo insieme, ma è un periodo, davvero, passerà, va già meglio, sto già trovando delle idee, sai, comincia ad essere tutto un po’ più chiaro...Ma guarda chi c’è! Ricky, Sonia, Clem, Thomas...C’è anche Loic...Salut les gars! Sono venuti apposta, anche loro, da Parigi? Li hai avvertiti tu? Hai fatto bene...Grazie...
...Che bella sorpresa, che bel regalo mi avete fatto...Non volevo essere antipatica, prima, scusatemi...Sono un po’ nervosetta. Non vi avevo mai visti tutti insieme! Quanti siete...Nonna, ma chi sono quei bambini con il grembiulino, che giocano in terrazzo...Te li ricordi, tu? Ah, sono i miei compagni di scuola? Ma certo, è vero...No, non voglio disturbarli, guardali, giocano così bene...A nascondino, credo. No, è un due tre stella. Inseguono i gatti, è pazzesco come si capiscono...No, sono troppo belli, non voglio interromperli. E poi non mi riconoscerebbero mica, loro sono rimasti uguali, e invece io...
...Che bella musica! Sì, ballate, ballate, prendetevi tutti per mano! Così! Ciao Halina, ça va? Ecco, sì, danse un peu pour nous...E tu Lisa, ci canti qualcosa? Prendi il microfono, sì, per favore...Dio, sentite com’è brava, che bella voce...Sto bene, all’improvviso tutto questo calore, sono così felice, quanta bellezza mi circonda, mica me lo merito...Lisa, cosa sarà questa sensazione strana, la provi anche tu? Mi fa un po’ paura, amica mia, mi sento alla fine, come alla fine di tutto, continua a cantare, ti prego, mi fa stare meglio...  
...Zeno...Ma dov’eri finito? Ti piace questa musica...Te la ricordi? Parappappappararara papparapappappà...E’ da così tanto che non balliamo insieme...Non mi dici niente? Sì, è vero, questa giacca...Me l’hai regalata l’anno scorso, per il mio compleanno. L’abbiamo comprata in Normandia. E poi mi hai fatto delle foto così buffe...Ero felice, sì, ragazzo, tanto. Sembarva tutto possibile, la vita come un vortice spalancato, e noi sull’orlo, pronti a lasciarci cadere dentro, insieme...Qualunque cosa sarebbe successa, sembrava...Che non ci avrebbe mai divisi, mai allontanati davvero...”C’è un amore che non muore mai, più lontano degli dei, a sapertelo spiegare che filosofo sarei”...E adesso...Adesso non lo so. Forse sto andando via, forse voglio partire ancora, per tanto tempo...Forse voglio perderti e sognarti per tutta la vita, voltarmi a contemplare il tuo ricordo, bellissimo, lucente...Forse voglio avere nostalgia di te per sempre, fino alla fine della fine del tempo, sentire nel cuore il buco nero della tua assenza allargarsi e assorbire tutto, forse io posso amare solo chi mi manca, conosco solo questo tipo di amore asoluto...So che nessuno può capire quello che sto dicendo, che sembro delirante, ma so che tu...Zeno...Tu mi capisci, vero? Capiresti se io ti ritrovassi tra cinquanta, tra sessant’anni, capiresti se suonassi al tuo campanello e ti abbracciassi forte e ti dicessi è ora, se vuoi andiamo...Capiresti se la morte avesse i miei occhi, e io i tuoi...Zeno...Perché mi guardi così? Perché sorridi? Non capisco mai cosa vuoi dirmi quando mi sorridi così...Mi perdoni, mi condanni, mi prendi in giro? Mi ascolti? Stavo scherzando...Stavo solo provando ad essere sincera...        
Scusami, scusatemi tutti. Vi ho chiamati nel cuore della notte, vi ho fatti correre qui, in questa casa sperduta, disordinata e vuota...Pensavo di avere qualcosa di importante da dirvi. Una storia da raccontarvi, come Ulisse e gli altri l’hanno raccontata a me...La mia, la mia storia. Che poi è anche un po’ la vostra, perché la mia storia, senza di voi, è...Come questa casa. Volevo riempire le stanze...Riempire il racconto con i miei personaggi...Voi, dolcissime creature...Perdonatemi, non avevo capito, non sapevo...Non lo sapevo, ma ora credo di intuire, non c’è nessuna storia, non posso raccontarvi nulla. Non c’è qualcosa da dire, non c’è un’idea, non c’è una svolta non c’è niente di niente da nessuna parte. Per me la faccenda potrebbe finire qui. - Perché non sai voler bene. – Perché non ci credo più. – Perché non sai voler bene. – Perché non è vero che qualcuno possa salvare qualcun altro. – Perché non sai voler bene. – E soprattutto, perché non mi va di raccontare un’altra storia bugiarda. Ma chissà poi cosa volevo scrivere. Che mostruosa presunzione credere che gli altri si gioverebbero dello squallido catalogo dei miei errori, non trovate? E persino a me, cosa me ne frega di cucire insieme i brandelli della mia vita, i miei vari ricordi, o i volti delle persone che non ho saputo amare mai...
...Forse la storia era solo una scusa. Forse volevo solo avervi qui, chiudere la  porta a chiave e tenervi tutti con me. Accendere il camino, cucinare tutti insieme, sentire la tormenta di neve, fuori, proteggervi e proteggermi dal mondo e dal tempo. Pensavo che potesse funzionare...Vi avrei detto...Non lo so, mi sembrava tutto chiaro, di avere qualcosa di semplice, di così semplice da dire. Adesso è di nuovo tutto confuso, ma...Questa confusione sono io. Io come sono, non come vorrei essere. E non mi fa più paura. Dire la verità, quello che non so, che cerco, che non ho ancora trovato...Solo così, mi sento viva. 
Jules? Ci sei anche tu? Che bello vederti. Merci. Tu me comprends, oui? Sto facendo bene, vero? Guarda, lo sto dicendo a tutti, finalmente, faccio la rivoluzione.
E’ una festa, la vita! Viviamola insieme! E’ come un grande circo, che copre la superficie della terra! Un circo a cui prendono parte gli animali, le pietre e anche le ombre... ...Viviamola insieme. Vi faccio ridere? Sì, avete ragione, è tutto molto ridicolo, siamo buffi, miei amati personaggi...Siamo molto buffi, ma va bene così! Non c’è da aver paura! Non capite? E’ la vita, è così fragile, non è niente di serio, fate quello che potete...Guardatevi...Scaldatevi...Siete qui, ora, per caso, per fortuna, e non sarà per molto tempo...Siate felici, quando riuscite...Tenetevi compagnia, è così fragile...Non abbiate paura per me, io sto bene, e vi amo molto...Cosa sarei senza di voi? Vivo con in mano una valigia, ma non sono capace di lasciarvi. 
Di piantare tutto e ricominciare la vita da capo. Di scegliere una cosa, una cosa sola, ed essere fedele a quella. Riuscire a farla diventare la ragione della mia vita, una cosa che raccolga tutto, che diventi tutto perché è la mia fedeltà che la fa diventare infinita...Voi siete capaci? Io no. Non sono capace. Io voglio prendere tutto, arraffare tutto, non so rinunciare a niente. Cambio strada ogni giorno perché ho paura di perdere quella giusta, e sto morendo, come dissanguata.
Tac. La storia comincia così. 
Ma ve ne state andando? Di già?
Papà! Fermati, aspetta, non andare via, non ti avevo visto...Non osavo sperare che venissi anche tu...Avrei così tante cose da chiederti, non c’è stato tempo...Fermati un po’, adesso, ti prego...Non importa, anche se non c’è più tempo, mi basta che stai qui, anche se non posso più abbracciarti, mi basta poterti guardare, solo un po’...Siediti qui...Dimmi qualcosa, solo per sentire ancora la tua voce...La casa si svuota, la luce si affievolisce, sì, è vero...Vanno via tutti. Forse hanno capito che è solo un altro trucchetto, un gioco retorico...Ho provato a farli restare. Ho provato a dire qualcosa di vero, ma alla fine hai visto, non ce l’ho fatta, ho di nuovo abbellito la realtà, ho mentito. Hanno ragione, sai, non è l’inizio, questo, è quasi la fine della storia. Viene buio. E loro se ne vanno, non ne possono più, li capisco. Ma tu resta...Per favore. Il buco nero della tua assenza...E’ diventato il mio modo di non perderti mai. No, non possiamo chiuderlo, assorbe tutta le luce, ma possiamo entrarci dentro insieme. Vuoi? Non devi fare niente, resta qui, e basta. Faccio un tè caldo, facciamo merenda, parliamo un po’. Anche se abbiamo solo pochi secondi, ti prego, facciamo finta. Di avere tutta la notte, tutta la vita. Forse, dopotutto, avremo tutta la morte. Sono così felice che tu sia venuto, mi mancava tanto il tuo profumo, lo cercavo sempre sulle tue camice.   Parappappappararara...papparapappappà...

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