ucronista

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Paris, France
Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

mercoledì 31 luglio 2013

quasi canzone


Questo tempo è tutto 
all'indietro,
la porta è rimasta aperta e
lo vedo, 
si annoda dietro l'attimo
tra il forse ed il mai più,
esattamente in bilico
tra i ricordi dove ridi tu,

ridicolo lo strepito
di chi ancora crede al senso,
penso che tanto
così non ho mai pianto,
tanto vale aspettare
che torni
che torni ancora tutto all'indietro,
dentro, poco prima dello schianto -
saprei pure dire quanto! -
io modestamente
ci so fare con la mente...

...mente perduta
e forse anche il cuore,
rovinate le parole
le ho cucite sulle suole,
e intanto canto,
e intanto conto le ore
che separano i miei passi,
nella manica ho quattro assi
e tre frasi sull'amore,
che non è vero 
che muore,
che l'ho sempre fatto male,

sì, ti ho sempre fatto male.

Ma il tempo è tutto
all'indietro,
la porta è rimasta aperta
e lo vedo,
finisce dentro l'attimo
tra l'aria ed il mai più,
esattamente in bilico
tra i ricordi dove arrivi tu.


martedì 30 luglio 2013

karma police

I've given all I can, it's not enough,
I've given all I can, but we're still on the payroll.
This is what you get, this is what you get,
this is what you get, when you mess with us.
And for a minute there, I lost myself, I lost myself,
and for a minute there, I lost myself, I lost myself.

For a minute there, I lost myself. I lost myself.

lunedì 1 luglio 2013

banlieue


Case impilate,
labirinti verticali
che perdono e dimenticano
altre finestre sole
sempre all'ombra.

Desolate, non possono
guardarsi, non vedono
che i treni che passano
sotto,
che inghiottono
il carico umano
vomitato prima,
e ancora, i treni rigurgitano,
ripercorrono, si ripetono
ma non tornano mai.

Case impigliate,
esistenze interinali
che accendono e spengono
a ritmo cadenzato
la luce in cucina.

Aspettano
che sia ancora domenica,
poi sperano
di ucciderla in silenzio,
in fretta, in oblio,
che il vuoto fa orrore.

Case impagliate,
sconosciuti commensali
fingono famiglie,
si passano il sale.

Nascondono
sotto la tovaglia
le verità letali
della schizofrenia di Capgras,
contraggono
sopra la tovaglia
le dita aggrappate
al mondo regolare.

Case incastrate,
zoo deportati,
simulano habitat
di beni prepagati.

Boccheggiano
dietro i vetri chiusi
parole asfissiate,
l'ossigeno riscaldato
evapora subito.

Ignorano la notte,
lontana dai lenzuoli,
e mai che gli venga in mente
di legarli tra loro,
di calarsi e scappare,
e mai
che gli venga in mente
di incontrare altre case,
case impiantate
in vicinanze banali,
bloccate in ascensore.

Le ripetizioni immagiche
non diventano riti,
il fuoco
resta spento.

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