Aprile è il mese del sangue,
lì sgorga la fonte del mio,
lì estenuata finisce.
Anche aprile finisce,
e senza primavera lascia
le dita fredde.
Vedi ancora la vita?
Cos'è per i morti?
O per i mai nati.
Da qui fa piangere,
la vita nuda, volti di maschera,
ma della sua gioia
soprattutto piango,
della potenza.
L'animale sta in disparte,
si nasconde da tutti,
ma senza la sua inquietudine
esistere è solo abitudine.
So che è qui vicino.
Sento il suo tremito e il suo sguardo.
Vorrei saperlo tenere, proteggerlo
ma forse non si può.
L'animale vive altrove,
tra me e te, forse, tra tempo e ucronia.
Vai, corri, salta, graffia,
apri uno squarcio e passa, cercalo.
Un frullo d'ali, un richiamo gentile,
strusciare furtivo di fusa.
Poi torna, e porta un frammento
della sua voce,
fuori dal buio che avvolge il sogno.
Così saprà che tra i vivi
ancora il suo sangue scorre.