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Paris, France
Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

domenica 15 marzo 2020

L'incidente

Dovrebbe essere il titolo di uno spettacolo
che parla di un matrimonio,
così dicevamo con P.
Io al matrimonio non ci ho mai creduto,
mai ho ceduto
al suo marketing,
l'incidente invece non si vende
ma accade.
Ma adesso sposarsi è vietato,
anche spostarsi,
adesso si muore fermi,
di una morte secca e senza lutto,
si muore in quarantena.
Vietato vedere, toccare i corpi,
incontrare i vecchi,
vietati gli abbracci,
guai perturbare
con pianto
le solitudini.
Non si sa per quanto,
congela la mente,
questa è l'essenza
dell'incidente.
La paura ci abitua,
educazione alla distanza,
la tecnologia ci aveva
allenati.
Allineati, attendiamo il nostro turno,
per fare cosa,
la spesa o il malato ?
Intubato ?
Dicevano che era solo una brutta influenza,
avevano ragione, ma non capivano
quale fosse, questa influenza,
non quella degli acciù,
ma la conseguenza
del "o io, o tu",
quella della finanza
sulla politica,
quella della mafia
sullo stato,
quella dello stato
sulla salute pubblica
e guarda in che stato.
Una brutta influenza,
questa pubblica
malattia.
Capita, capita,
che ci vuoi fare,
che in tutti i modi
dovrai pur trapassare,
vecchi, malati, fragili, soli,
è un virus che sa
dove sbancare.
Capitalista, quest'influenza,
di chi non produce
meglio far senza,
tutto immediato,
conoscenza
ridotta a dato,
tranne il virus
non ci trasmettiamo più niente.
Eppure l'incidente
non ha mai un solo vettore,
e queste ore lente
forse sussurrano
come un morente,
sussurrano piano
"guarda, il vicino
ha acceso la luce,
forse sta cucinando
gli spaghetti sta pensando
i tuoi stessi pensieri,
ascolta, qualcuno di sopra
sta piangendo, ma c'è una voce
che lo consola, forse un bambino,
senti, nelle mani hai vertigini
di vuoto e d'assenza,
chi ti riempiva, prima, le dita ?".
Le ore spendono
l'ultima voce terrestre,
la stessa che infinite volte
ha voluto avvertirci che è grave
morire senza mai
esser stati in vita,
adesso la voce è leggera,
sospesa come noi,
e l'aria ridiventa pura,
e l'acqua ridiventa limpida,
e i paesaggi riprendono
disumana fierezza,
quasi Gaia ci dicesse
"vedete, senza voi,
come faccio presto.
Torno bella",
quasi ci chiedesse
"cosa decidete ?
Qual'è l'incidente ?
La vita, il virus, o voi ?
Cosa decidete ?
Imparate ? Questa volta ?".

L'incidente, è che ci troviamo
soli,
senza più riti, massacrati i miti,
connessi al potere, senza rizomi,
immemori di tutto, persi nei nomi,
l'incidente è un'occasione micidiale
di ritrovare il coro
della specie nostra,

e prima del collasso,
nell'ultimo ospedale,
il cuore tremante
del teatro
rianimare.




















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