ucronista

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Paris, France
Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

lunedì 14 settembre 2015

Morire. Questo, a un gatto, non si fa.

Mao rire, mao rire,
e per fermarti
che posso dire?

Dopo tutta una vita di buona
cattività,
passata a cullarmi
le nevrosi di fini ed inizi
d'indizi
d'assoluta presenza.

Sono stata io,
io sono stata il tuo
genitore perenne e sciocco,
la pappa, il divano, il calore
e il mio amore in mano troppo
troppo umano.

- Pico, benvenuto, Pico
questo è un albero
quello è un fico.
Lo vedi? Che pensi? Che credi?
Sui libri di scuola ti siedi,
mi guardi pensoso e profondo,
Pico, ma a te piace il mondo?
- Non so. È tanto, veloce, a dirotto
io mi ci confondo.
Ma nel caldo e nel morbido,
in questi profumi di casa e sotto
le vostre mani, faccio le fusa
fino a domani, meditabondo.

- Pico, sono tornata
da scuola, la versione
penso sia andata.
- Greco o latino?
- Greco, ma non ti ricordi?
Ieri studiavo e tu mi dormivi
sul vocabolario.
- Non dormivo, ti aiutavo.
- E la tua mattinata? Come l'hai passata?
- Ho aiutato la nonna Luisa
a cucinare, poi le ho fatto un agguato
le ho catturato le gambe
e la gonna.

- Perché mi tieni sempre in mano?
Io c'ho da fare, non lo sai?
- Perché mi manchi quando non sei
vicino. Sei il mio micino, tappeto persiano.
- E allora perché te ne vai,
se fosse vero non dovresti
andartene non dovresti
lasciarmi mai. Adesso giochiamo?

- Pico, ti manca la tua mamma?
I tuoi fratellini?
- Sei tu, adesso, mamma,
dammi i croccantini.

- Miao? Dove andiamo?
- In vacanza, micione!
Io, te e il nonno,
l'aereo prendiamo!
- L'aereo? Che cosa vuol dire?
- Che di volare avremo l'ardire, aereo vuol dire.
- Ma non possiamo volare, non siamo uccelli...
- È assurdo lo so, ma volte, se vogliamo
i sogni assurdi, li realizziamo,
anche i più belli!
- Miao...
- Cosa ne pensi, micio fifone?
- Medito i limiti della ragione...

- Pico, è morto il nonno, Pico, è morto Miki, Pico, Cirillo è morto, è morto, come come facciamo come facciamo adesso...
- Morto? Cosa vuol dire?
- Che non tornerà dal partire, morto vuol dire.
- Ma sì, torna sempre, lo aspetto alla porta.
- No, micio-mocio, non questa volta.
- Mmmm. E allora? Andiamo da lui, lo vedremo lo stesso.
-  No. Morto vuol dire che ha smesso
di farsi vedere.
- Che importa, io sono un gatto,
lo posso toccare, sentire, annusare,
il nonno è materia, io c'ho l'olfatto.
- No, bel baffone, morto vuol dire che Miki
non ne ha più, di materia,
è disfatto.
- Anche il letto è disfatto, si può rifare...
- No, con la morte non vale, è più seria
più definitiva di tutto, pare.
- Il nonno mi gratta la testa io faccio le fusa
per lui, come a festa,
il nonno sorride, mi fa volare,
e io non ci credo che è morto,
è una scusa, mica si muore così
senza salutare.
- Ma non lo sapeva, voleva tornare. 
- Morto, ma cosa vuol dire?
- Somiglia a dormire.
- Dormire? Ma anch'io dormo sempre!
Col nonno, gli dormo tra i piedi,
lo so che vuol dire dormire, che credi,
scemi avete confuso il dormire
col morire avete confuso
il dormire col morire, non vedi?

- Micio, sono a casa, dove sei?
Perché oggi non mi aspettavi?
- Volevo guardarti di nascosto,
mentre mi cercavi
nel solito posto.

- Pico, mi sono innamorata.
- Bah.
- Che c'è? Non sei
felice per me?
- Bah.
-  Sarà presto un artista,
un attore, un poeta,
ha pensieri di seta.
Ha un cane e anche un gatto.
- Bah. Questo è matto.

- Cosa guardi? Perché non mi parli?
Mi accarezzi con aria distratta?
- È la tristezza, micione, oggi
sono distrutta.
- Ma come? Senti, ti faccio le fusa,
i gerani si aprono, è bella la vita!
- Gattomatto, lo so, ma la mia
oggi è brutta.
Menomale tu resti
a consolarmi le dita.

- Pico, dovremo andar via.
La tua nonna bis traslocherà,
andrà presto a Pavia.
- Cambiamo casa?
- Sì.
- Non possiamo.
- Lo so, ma dobbiamo.
- Ma il nonno poi torna
e non ci trova,
questo non si fa.
- Pico, Miki non tornerà.
- Ma è questa casa mia è questa
con la stanza del nonno e i balconi grandi
coi divani e il parquet gli insettini
i miei nascondigli segreti
e la mia cameretta con la finestra
è mia è mia questa vita
questa casa qui.

- Avete messo tutto in scatola.
- Sì, micione, è il trasloco.
- È un pessimo gioco.
- Lo so, è proprio brutto.
- Mi hai tolto tutto.
- Ma no, Picone, è per poco
ti ho solo spostato
le cose, le ritroverai.
- E a me, dove mi porterai?
- Nell'altra casa di Milano,
quella dove hai scolpito
con le unghie il divano.
- Non a Pavia con la Luisa?
- No, con Claudia e con me.
Luisa è un po' stanca, non può tutta sola
occuparsi di te.
- Miao.
- Che c'è?
- Sono triste. Non so cosa fare.
- Non essere triste baffone,
la andremo a trovare.
- Ma tu, tu mi terrai vicino?
- Sì. Sempre.
- Bugiarda. Dammi un croccantino.

- Allora, che dici, micione?
Ti piace il balcone?
Qui dà sul giardino,
allora, mettiamo radici?
- È grande quest'albero nuovo,
e tanti gli uccellini,
ma è strano, non so cosa provo.
- Vuoi due croccantini?

- Miao.
- Ehi. Ciao.
- Miao.
- Ma che ore sono?
- Miao.
- Le 6, Pico! Stai buono!
- Miao.
- Ho capito, hai ragione.
Devo ripassare
per l'interrogazione.
- Frrrrrr....
- Che micio secchione.

- Pico, Pico...
- Perché piangi forte?
- Non te lo dico...
- Perché?
- Non posso
dirlo a nessuno.
- Allora vuol dire
che c'entra la vita
o la morte.
- Consolami forte.

- Novantotto.
- Miao?
- Novantotto.
- Dai i numeri?
- Uno solo. Che ne pensi?
- Giochi al lotto?
- No, micione. È solo un voto
che riassume tutto.
- Il liceo?
- Sì.
- È finito?
- Sì.
- Come quando si muore?
- Mm-mm. Che ne pensi?
- Che adesso potrai cominciare
delle fini nuove.

- È successo ancora.
- Miao?
- Mi sono innamorata!
- Umani. Che razza complicata.
- Davvero, sapessi
come son confusa...
...Fammi forte tante fusa!
- Pensi che io le faccia a comando?
Povera illusa...
...Fffffffffrrrrrrrrrrrrrrr...

- Pico, Pico, che meraviglia,
tale ragazzo-padre, tale la figlia,
così la vita prende la via
di una festosa, eclatante anarchia!
E la vuoi sapere la verità?
È una bellezza, l'università!
- Sappi comunque che in filosofia
io son più competente,
cara mia!
- Lo so, micio mio dotto,
son io che ti ho chiamato
come il più eloquente
filo-letterato!
- Presto, immantinente
l'omogeneizzato!

- Che ci fa quello, qua?
- "Quello" si chiama "Clipper".
- Quando se ne va?
- Resta qui con noi.
- Voglio spiegazioni.
- Diventerete presto
grandi a-micioni!
- Mi oppongo, m'indigno, protesto!
- Eddai, vuole giocare,
vai da lui, fa' un bel gesto!
- Felino invasore molesto.
- Pico!
- Ehm, mao, sì, Flipper...
- Clipper...
- Ehm, sì, quella cosa lì...Tripper...
...Sì, puoi, ehm, mao, essermi amico...
...In un altro Sistema Solare...
- Maleducato. Gatto asociale.
- Mao, che credi?
Ci vuole del tempo, per questa faccenda.
Adesso ci dobbiamo a vicenda
addomesticare.

- Pico...
- Non me lo dire.
Ho già capito.
Con quel tuo fare bonario
cerchi di portarmi
dal veterinario!
Ah, l'ingiustizia è sovrana,
è una traditrice
la mia umana!
- Eddai...
- Beh, che hai?
Stai lì a guardarmi?
Potresti almeno
coccolarmi!

- Sto cercando dell'acqua.Wasser, bitte. Lei capisce
il tedesco?
- Mao?!
- Pico! Se mi distrai io esco
dalla parte!
- Esci? E dove vai? Da che parte?
- No, no, mocio, è il teatro,
è un gioco, è un'arte!
- Ma tu salti, gridi, io mi spavento!
- Questo pubblico felino
non è mai contento!

- Miao?
- Ehi tu, ciao!
-  Te ne vai?
- In Erasmus, lo sai.
- E a me non mi porti?
- Ma Pico, ma se ciò che è nuovo
tu non lo sopporti!
- Potevi almeno provarci.
- Ci vediamo presto, gattone.
Adesso è il momento
di salutarci.
- È questo, la vita.
- Questo cosa?
- Cercare un senso che non trovo
nel ripetersi del movimento
di separarci.

- Da quando sei tornata
non ti ho vista sorrider davvero
una sola giornata.
- Lo so. Sono fregata.
- Stavi meglio a Parigi?
- Chi te l'ha detto?
- Sono un gatto, non ho l'empatia
di un'orata!
- Pico!! Credo di sì,
ma a volte ho il sospetto
che Parigi, io
me la sono inventata.
- Mao, sei fregata.
- In questi casi è consigliata
fuso-terapia
illimitata.

- Miao?
- Sì, vado via di nuovo.
Qui non posso stare.
- A Parigi?
- No. In una tana
dove poter riposare,
pensare.
- Vai in letargo?
- Tipo. Forse
a covare un uovo.
- Mao? Covare??
- Scaldare il futuro.
Per poterlo creare.
- Però ricordati che al presente
ci sono io, da coccolare.

- Son venuta a salutarti!
- Per dove parti?
- Parigi!
- Lo sapevo. L'uovo si è schiuso?
- Forse. Oppure mi ha illuso.
- Parti senza sapere?
- Parto perché se non parto
non posso vedere.
- Mao. Buon viaggio.
- Grazie, Picone, fammi le fusa
che danno coraggio...
  
- Pico, Pico, sono tornata!
Picone? Perché non rispondi?
- È una giornata
di pensieri errabondi...
- Non mi fai le fusa?
- Oggi ho una parte
di cuore rigata,
delusa...
- Lo so, sei triste da quando
me ne sono andata.
Maledizione.
Ti ho lasciato solo.
- Solo? No,
è più complesso,
a volte
son stanco e in un sogno
bizzarro sprofondo,
sempre lo stesso.
La stessa emozione.
Mamma. È strano forte
il mondo.
- Strano come?
- Gira...in tondo...
- Vieni qui, facciamo le scorte
di coccole.
Oggi son io
che ti consolo.

- Pico...il mio daìmon, il mio
antichissimo amico...
- Sei tornata! Ma perché
appena mi tocchi
ti si riempion di lacrime gli occhi?
- Niente, Picone, un po' di allergia
fuori stagione...
- Bugia...
- Ma tu? Perché da giorni
non mangi, non fai le fusa,
e neanche un miao?
- Ogni volta che torni
mi chiedi scusa
ancora prima di dirmi ciao... 
- Non cambiare discorso!
Perché non mangi, gattorso?
Perché stai fermo e in malinconia
sempre sotto la libreria?
- Credi sia nato da poco?
Ho visto le scatole, state per fare
un altro trasloco...
- Sì...Ma durerà poco...
- Lo sai, detesto quel gioco.
- Sarà un bel cambiamento,
vedrai,
col tuo a-micio Clipper, che divertimento,
che bel mondo nuovo scoprirai!
- Io sono stanco, sai mamma?
Voglio soltanto fare la nanna...
Clipper mi piace,
è dolce e vivace,
ci siam fatti compagnia,
ma forse adesso mamma,
io vado via...
Non ho più fame di vita,
e neanche di pappa, anche se guarda,
guarda, la mangio,
se tu me la dai con le dita...
- Starai meglio presto, pepita.
- Mi vuol bene, è testarda,
quest'umana bugiarda.

- Pico!
- Mao...
- Pico, apri gli occhi, dimmi ciao!
-Sssssh...Silenzio. Ascolta.
- Cosa, micione? Sono altri animali
ammalati, chiamano il padrone...
- No. È una rivolta.
Contro questa prigione.
- Ma che prigione, è un pronto soccorso
veterinario, gattorso,
serve a guarire, a star bene...
- Guarda. Ho dei tubi
dentro alle vene.
- Ti puliscono il sangue micione,
ancora due giorni, un ultimo esame...
- Son qui da un mese!
- No Pico, da ieri.
Stai esagerando...
- Mi stan sradicando
perfino i pensieri.
- Ma io...
- Tra un miagolio
sarò tra i tuoi ieri.
- Pico!
- Lo so, ti fa male la fine,
ma credimi quando ti dico -
portami a casa.
La nostra casa quasi svuotata,
storia anche lei provvisoria
come tutto per noi tranne il poco,
la scintilla che avevamo da cuccioli
e che insieme dal buio abbiamo salvata.
- Dottoressa, se può far subito l'esame,
noi poi andiamo...
- Mao, non mi bucare la zampa.
Per favore. Non obbediamo.
- Dottoressa, si fermi, lasci stare...
...Grazie, ma noi adesso a casa
vogliamo tornare.
A passare abbracciati le ore.
Vieni, Picone, in prigione
non ti lascio mai più.

- Che succede, gattone?
- Mao.
- Non vuoi mangiare?
- ...
- Andiamo dal dottore,
continuiamo la cura...
- Non si cura, la vita-la morte.
Si vive-si muore, mamma,
non avere paura...
- No! Il dottor Angelo...
- Ha un nome adatto
a quello di cui avrà premura.
- No! Pico, il mio daìmon il mio
antichissimo amico...

- Mamma, stavolta dal veterinario
ti ci porto io.
- Non ancora...non è orario...
- Vieni, non fare storie.
- Ma...
- Sono già nella gabbietta.
- Aspetta!
- Mamma, ci siam detti tutto.
- Non è vero! Sei brutto
se te ne vai! Non devi capito,
non dovresti lasciarmi mai!
- Tutto non è abbastanza,
ma questo lo sai.
- ...
- Dammi retta.
- Giuda ballerino,
è un traditore, il mio felino...
- Forza. Portami fuori da questa stanza.
Voglio vedere il sole, ogni atomo
del tempo che avanza.
- Pico, oggi... È la presa della Bastiglia...
- E tu sei la mia famiglia.
E se aspettiamo insieme la morte
prendiamo anche lei di sorpresa,
con un ultimo guizzo ridiamo la resa,
la sorte, facciamo
questa rivoluzione.
- Pico?
- Mao?
- Ti resto accanto, gattone
ti canto
una canzone.

- Buonanotte, buonanotte, fiorellino...
- Mamma, è l' anestesia?
- Sì Picone, tra il mare e la stanza...
- Tutto il dolore si porta via...
- Ti ringrazio per avermi stupito...
- Sento che sei qui vicino...
- Pico, ecco i miei occhi, tienili fino
alla fine...E vicino non è ancora abbastanza...
- Mamma...Poi cosa succederà?
- Ti porto in un bosco, il Bosco in città, tra il telefono e il cielo...
- E cosa faccio, io?
- Ascolti le radici, ti trasformi, e l'anello resterà sulla spiaggia...
- Mi trasformo? Divento una farfalla?
- Eheh, quasi Pico, diventi erba, albero,
diventi lombrico, gli uccellini nel vento...
- Mao...Mi addormento...
- ...Non si fanno mai male...
- Confondo il dormire...col...Mao...Rire...
- E per fermarti, che posso dire? Hanno ali...
- Ma la nostra scintilla è stata speciale,
guarda ora brilla, e il solo reale
è l'amore, la scintilla mi porta
ad un altro partire,
morto vuol dire.
- Più grandi di me...
- Fffffrrrrrr...
- Pico, ho capito,
la vita-la morte è miscela,
io muoio, tu vivi, se allargo la tela,
ti lascio partire
ma vengo con te.
E dall'alba al tramonto...

Un occhio si è chiuso,
uno, ostinato, l'hai lasciato aperto.
Mi porti con te, nel cielo deserto?

...Sono soli nel sole...

L'Angelo è gentile. Ci lascia tutti e due.
Ti pulisco come se avesse senso.
Ti guardo e penso
ti avvolgo nel tuo lenzuolino
a fiori quasi come gli eroi,
ti prendo in braccio e poi,

...Buonanotte...

Ti riporto alla terra, ti restituisco,
disturbo insettini e radici e capisco,

dopo tutta una morte decisa
per istinto, per ragione animale,
per fidarti del mio amore troppo
troppo umano da tenere, ti tengo,
ancora ti ho in mano, ti sento già freddo
come le zolle che sposto,
e questo è il posto, stavolta
quasi per sempre, mio daìmon,

...Questa notte...

È per te.


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