ucronista

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Paris, France
Gaia Barbieri nasce e vive nonostante tutto come il basilico a Lausanne, da trentaquattro anni e più che altro per curiosità. ...JeSuisUnAutre...

tempi persi

lunedì 19 agosto 2013

Maria Gilberte


Del mio tempo, delle mie speranze,
della vita
incollavo i pezzi,
uno, due, tre,
con dita appiccicose, tremanti,
con pazienza e silenzio,
galeone in miniatura troppe volte affondato
nella violenza del mio Abisso. 

No, non sono partita, non sono salpata.
Le immagini delle danze negate
mi arrivavano scarse,
con scarni sorrisi le dissolvevo,
ammutolivano prima
di avvicinarsi.

Ma una notte
le tue parole come aghi di luce
tutto hanno scoperchiato,
e questa terra piccola, sottile
hanno inondato di mare,
umanità randagia, occhi spalancati, saggezza raminga, dolore ululato fatto gioia, caos di bellezza, la beauté du binz, ballerini marinai, notti alla bella stella, nuovi modi di essere vivi:
dall'Isola d'Occhi al Mediterraneo,
la Maria Gilberte come un'Armada
a vele spiegate ha piegato la mia diga di testa scossa,
il piccolo finto galeone
inghiottito dall'onda del veliero vero
di nuovo spezzato precipita
nel fondo del fondo del male.





venerdì 2 agosto 2013

mani di forbice

ma qualcosa va sempre storto quando mi costringo ad essere saggia, 
ogni canale sensoriale rigurgita disgusto e vorrei solo chiuderli, assopire tutto.
ma non ci riesco.  
i peggiori comunque
- peggio delle grida, della puzza di pesce in scatola, peggio della visione della paralisi
sono i ricordi.

"Sono già solo".

ma non ho voglia, adesso, di parlare di luoghi.
non ho voglia di parigi, ora, anche se so che è il punto, il movente di tutto,
anche se so che parigi ha fatto tutto, che mi ha determinata, dalla prima volta.

Là, j'ai pas envie. Panam est trop loin, tu vois, trop loin pour ma mémoire aussi. On se casse.
On se casse, bien  sûr. On casse tout.

"Puoi partire, tornare a Parigi".

Milano è calda di un abbraccio che non consola nessuno,
appiccicosa e piccola, una scatola, sento che crolla e mi soffoca,
d'ailleurs
agosto non è un granché, come mese, non è il massimo
per lasciarsi, per ricordare, per tremare di impotenza.

non è il massimo, per ripetersi 
e per ripetersi cos'ho fatto, e cos'ho fatto.

e non c'è neanche posto per cosa faccio e cosa farò,
tanto piena di irreparabile è di per sè la prima domanda.

"Sono già solo, sei libera."

di per sè, la fine dell'amore è mon (effrayant!) fantasme depuis trop de temps,
come la fine dell'infanzia.
se nessuno mi ama sono sola, se sono sola sono adulta, se sono adulta
sono terrorizzata, ma  è l'unico modo.
per cambiare, per staccarmi, per cominciare
per essere qualcuno.

è questa, la morte che sento incombere dalla fine della vita in francia?
è questa, la data di scadenza, il limite, la catastrofe che avvertivo?

condannata a crescere, uccidi la crisalide.
tuer le possible.

peut-être.

"Sono già solo".

di per sè, la fine dell'amore.
c'è tutto un lato astratto che è quasi rassicurante.
edward mani di forbice dopotutto lo sa benissimo che è meglio che se ne stia buono e non tocchi nessuno.
specialmente chi ama.
è rassicurante, che ci sia una distanza
tra me e chi amo.
se non posso raggiungere, non posso ferire.
di per sè, la fine dell'amore.

"Non abbiamo più nessuna dignità".

poi c'è la storia.
la storia di tutto, quella che è scritta nelle parole e nella carne.
le récit qu'on a écrit c'est dur à effacer,
e non c'è molto altro da dire.
con la storia, io, non posso fare niente.
solo rileggerla all'infinito, sperando di consumarmi gli occhi e il cuore, soprattutto.
c'è tutto un lato fisico. che non so come, né quale verbo.

ma non ho voglia, adesso,
di un elenco dove infilare come perle
tutti i tuoi frammenti,
ragazzo.
  
basta, siamo grandi ormai.
fino a quando è consentito
morire d'amore?
o vivere per amore?
e di cos'altro si potrebbe...

mais là j'arrête les conneries.
non muoio e non ho vissuto d'amore,
ma di te.

la fine dell'amore non è la fine del mondo,
di per sè.
è la nostra, la nostra fine, che mi abbraccia e mi soffoca,
a Milano, d'agosto.

"Ci siamo sopravvalutati".

c'est pas grave perdere l'amore,
ma io inciampo 
in queste ore condannate al vuoto
perché ho perso te. 

e continuo a negarlo,
annego il mio peggior fallimento
e non so più ricucirmi al mondo,
i fili sono tagliati
tutti
li ho tutti tra le dita
-le dita!
sono stata io
mani di forbice 
grondano

è pieno di sangue
l'uroboro si arrotola e muore
non scorreva nella senna
e io non posso farci niente.

"Basta". Je me casse.

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